(Luigi Accattoli*) Francesco apre il Sinodo con parole di speranza, senza
nascondere le “sfide” che sono nel titolo dell’assemblea ma invitando i padri a
guardare a Cristo e all'umanità con “serena fiducia”. Il tono di speranza che
ha caratterizzato la veglia di ieri e la celebrazione di stamane aiutano a
intendere le forti novità che segnano questa convocazione sinodale decisa in
risposta al “cambiamento d’epoca” che mette le famiglie di fronte a tante prove.
Nuovo è il metodo della convocazione, con due assemblee tra
loro legate che configurano un'inedita stagione di concertazione collegiale,
più simile a un Concilio che a un Sinodo, mirata al coinvolgimento dell’intera
comunione cattolica. Ma ancora più nuova è la proiezione in avanti di queste
due assemblee, chiamate ad affrontare la questione famiglia in ogni aspetto, in
totale libertà di “confronto sincero, aperto e fraterno” – come ha detto il
papa ieri – senza la predisposizione di quel binario breve e già di ingresso in
stazione che ha caratterizzato fino a ieri tutti i Sinodi convocati da Paolo
VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI.
Siamo a una specie di anno zero, o di nuova partenza
dell’esperienza sinodale chiamata a evolvere, sul tema più impegnativo, verso
una pienezza collegiale che è ancora da esplorare. I Sinodi che sono venuti dopo il Concilio sono
stati come una prova di parola e infine oggi i padri sono pronti a prenderla
quella parola e a gestirla a edificazione d’ognuno.
Anche per l’insieme della
comunità cattolica il tempo è maturo perché quella presa di parola si svolga “senza
mai perdere la pace”, come ha detto ieri Francesco.
Il momento è creativo: il papa ha posto i padri sinodali
davanti a una pagina bianca, dove campeggia a titolo il tutto della famiglia ma
dove nessuna riga è già scritta e neanche abbozzata. Quattro volte tra ieri e
oggi ha invitato alla creatività. Da padre di cinque figli, pensando alla
difficoltà di presentare loro il Vangelo della famiglia, sono grato al vescovo
di Roma che invita a cercare parole nuove.
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