Mercoledì 8 ottobre, durante la 5a
Congregazione generale è intervenuto il patriarca di Gerusalemme dei
latini, mons. Fouad Twal. Ha ricordato le principali sfide per le
famiglie che vivono in Terra Santa e ha elencato alcune proposte
utili perché esse possano vivere fedelmente la propria vocazione
(testo italiano e francese a cura di http://it.lpj.org/).
Santo Padre e cari Confratelli,
Se vogliamo arrivare alla radice della
situazione drammatica della famiglia, non bisogna dimenticare che un
cambio radicale di cultura si sta compiendo sia in Occidente come in
Oriente, anchee se é ancora meno: è la secolarizzazione radicale,
l’assolutizzazione della libertà individuale, l’autonomia della
persona (anche se Dio esiste, non ha da immischiarsi della mia vita);
si stabilisce una separazione netta tra fede e vita.
Tra le sfide che affrontiamo nel
Patriarcato latino di Gerusalemme – che comprende Cipro, Israele,
Palestina e Giordania – bisogna ricordare:
1.La situazione politica. Il muro di
separazione,lungo 730 km,esistente dal 2003, è un fattore maggiore
di separazione tra le famiglie, le parrocchie, il clero, e rovina
l’atmosfera di famiglia e di buon vicinato. L’occupazione
militare e la cultura della violenza e della morte lasciano una
ferita e un segno indelebili nella mente dei giovani e impedisce loro
di “sognare” e dunque di formare una famiglia sana e serena.
2.La situazione economica. Gli uomini
locali spesso emigrano, lasciando moglie figli e anziani a casa.
Mentre per gli immigranti asiatici, sono le donne che arrivano da noi
in cerca di lavoro, lasciando mariti e figli a casa.
3.La legge israeliana,(Citizenship
and entry into Israel Law) ,ratificata dal Parlamento il 31
Luglio 2003), impedisce la riunificazione delle famiglie palestinesi:
ogni palestinese di Gerusalemme che si sposa con un partner da fuori
di Gerusalemme, quello di Gerusalemme deve lasciare la Città e non
può più vivere con il marito (o la moglie) a Gerusalemme. E’ una
politica chiara per svuotare la Città Santa degli arabi. Nonostante
tanti interventi ad alto livello non siamo ancora riusciti ad
abrogare questa legge.
4.In caso di malintesi tra congiunti,
capita che uno dei due, o anche ambedue, cambi l’appartenenza
confessionale per ottenere il divorzio dal tribunale ortodosso e
contrattare così un nuovo matrimonio presso gli Ortodossi. Questa
situazione diventa sempre più frequente, purtroppo, e suscita sempre
meno scandalo nella comunità cristiana. Popolarmente dicono: meglio
che i congiunti si facciano ortodossi piuttosto che convertirsi
all’Islam! La nostra paura è che la popolazione e anche il clero
siano contaminati da questa mentalità mondana e non reagiscano
contro questa ‘moda del divorzio facile’ e questi modelli di
’conversione’.
5.Nel matrimonio tra un cattolico e un
cristiano non cattolico, la tradizione vuole che la donna segua
ufficialmente il rito del marito, libera poi di essere fedele alla
sua propria confessione o di adottare la confessione del marito. E i
figli sono battezzati nella Chiesa del marito.
6.Il ritardo dei tribunali. Il ritardo
causato dai nostri tribunali locali o quello romani, relativi alle
cause matrimoniali, fa sì che i coniugi, stanchi di aspettare una
risposta, cambino confessione e finiscano per risposarsi fuori della
Chiesa cattolica.
7. In un mondo dove il sistema tribale
vige ancora, l’interferenza dei genitori nella vita delle giovani
coppie può disorientare gli sposi, causare malintesi e provocare
separazioni.
Proposte:
1- Formazione dei fedeli. Che le
direttive del Magistero non manchino mai per aiutare i pastori, clero
e persone consacrate, nella loro missione d’insegnamento e di
formazione. I fedeli ignorano spesso la legge evangelica e il
magistero della Chiesa. Oggi, soprattutto i mezzi di comunicazione
sociale cristiani dovrebbero diffondere regolarmente programmi sui
temi della famiglia, per educare e formare i fedeli. In questo campo,
abbiamo forse bisogno di un direttorio per la famiglia oggi, con
orientamenti pratici affinché il clero, e le famiglie stesse
naturalmente, sappiano come comportarsi in certi casi precisi.
2- In Oriente, dove non esistono le
‘unioni di fatto’, o esistono in modo molto limitato, e dove solo
il matrimonio religioso è accettato, il Sacramento del matrimonio
esige di noi:
* Lavorare di più e meglio alla
formazione personale e impegnativa degli sposi, affinché il
matrimonio non sia solo un fatto sociale e un rito inevitabile, ma
sia considerato come una vera vocazione di Dio e dunque una scelta
libera degli sposi.
* Mettere in evidenza, sempre più, la
bellezza del matrimonio e la dignità della famiglia cristiana sana e
serena, e la possibilità di santificarsi non nonostante il
matrimonio ma grazie al matrimonio e anche all’uso buono e positivo
dell’amore coniugale e dei rapporti intimi..
3-Intensificare e moltiplicare i mezzi
della pastorale tradizionale della famiglia, corsi per fidanzati,
centri di ascolto, suscitare movimenti o associazioni per la
famiglia, visite pastorali alle famiglie, dare un contenuto più
pastorale alle occasioni forti e speciali (giubilei, nascite,
malattie, funerali, ecc.).
4- “Inventare” o “riscoprire”
nuove piste per la pastorale soprattutto delle giovani coppie:
* come i ritiri spirituali, i
pellegrinaggi ai santuari relativi alla famiglia, o ai siti dove
vivevano coppie già beatificate o canonizzate e dove possono
rinnovare i loro impegni di fedeltà;
* un ruolo significativo può essere
svolto dal pellegrinaggio delle famiglie in Terra Santa, specialmente
alla città santa della Sacra Famiglia, e in modo più particolare,
nel prossimo futuro, al Centro Internazionale della Famiglia che il
Santo Padre vuole costruire a Nazareth.
5-Incoraggiare la partecipazione ai
Congressi della Famiglia e creare nelle diocesi e nella parrocchie
iniziative per diffondere, prima, durante e dopo, il messaggio di
quei Congressi creando una sintonia universale. Avviare in ogni
paese, o diocesi o regione dei congressi o convegni sulla famiglia, a
scadenze regolari e opportune.
6- Che i tribunali diocesani siano più
solleciti a trovare le soluzioni o a dare le sentenze puntuali per le
coppie in difficoltà. Che i tribunali romani abbiano più fiducia
nei tribunali diocesani, che conoscono meglio le situazioni delicate
e complesse, e che abbiano un senso più pastorale, psicologico e
umano, e non solo giuridico.
7-Articolare di più e meglio la
pastorale dei matrimoni misti, di modo che diventino un’opportunità,
non un problema: i matrimoni misti favoriscono l’unità della
Chiesa e l’unità dei cristiani aiuta gli sposi dei matrimoni
misti.
8- Creare un centro per la pastorale
della famiglia.
+ Fouad Twal, Patriarca di
Gerusalemme per i Latini.
Saint Père et chers frères,
Si nous voulons trouver l’origine de
la situation dramatique de la famille, il ne faut pas oublier qu’un
changement radical de la culture a lieu en Occident comme en Orient,
même s’il y est moindre: la sécularisation radicale,
l’absolutisme de la liberté individuelle, l’autonomie de la
personne (même si Dieu existe, Il n’a pas à se mêler de ma vie);
il s’est établi une séparation claire entre la foi et la vie.
Parmi les défis auxquels nous sommes
confrontés au Patriarcat latin de Jérusalem – qui comprend
Chypre, Israël, la Palestine et la Jordanie – nous comptons:
1. La situation politique. Le mur de
séparation, long de 730 km, qui existe depuis 2003, est un facteur
important de séparation des familles, des paroisses, des prêtres,
et ruine l’atmosphère de la famille et du bon voisinage.
L’occupation militaire et la culture de la violence et de la mort
laissent une plaie et une marque indélébile dans l’esprit des
jeunes et les empêche de «rêver» et donc de former une famille
saine et sereine.
2. La situation économique. Les hommes
de la région émigrent souvent, laissant femmes, enfants et parents
âgés à la maison. Chez les immigrants asiatiques en revanche, ce
sont les femmes qui viennent chez nous pour trouver du travail,
laissant maris et enfants à la maison.
3. La loi israélienne (La l-Loi sur la
Citoyenneté et l’entrée en Israël), qui a été ratifiée par le
Parlement le 31 Juillet 2003, empêche la réunification des familles
palestiniennes : Lorsqu’un Palestinien de Jérusalem épouse
quelqu’un de l’extérieur de la ville, il ou elle doit quitter la
ville et ne peut plus vivre avec son mari (ou sa femme) à Jérusalem.
C’est une politique claire pour vider la ville sainte des Arabes.
Malgré de nombreuses interventions aux plus hauts niveaux, nous
n’avons pas encore réussi à faire abroger cette loi.
4. En cas de malentendus entre époux,
il arrive que l’un des deux, ou les deux, change de religion afin
d’obtenir un divorce du tribunal orthodoxe et contracter ensuite un
nouveau mariage chez les Orthodoxes. Cette situation est de plus en
plus fréquente, malheureusement, et suscite toujours un petit
scandale dans la communauté chrétienne. Familièrement on dit qu’il
vaut mieux se faire orthodoxe plutôt que de se convertir à l’islam!
Notre crainte est que la population et le clergé soient contaminés
par cette mentalité mondaine et ne se lève pas contre ce « mode de
divorce facile » et ce modèle de « conversion ».
5. Pour le mariage entre un catholique
et un chrétien non catholique, la tradition veut que la femme suive
officiellement le rite de son mari, libre à elle après d’être
fidèle à sa propre confession ou d’adopter la confession de son
mari. Les enfants sont baptisés dans l’Eglise du mari.
6. Le retard des tribunaux. Le retard
causé par nos tribunaux locaux ou romains, sur les causes
matrimoniales, provoque pour les époux, fatigués d’attendre une
réponse, un changement de confession et ils finissent par se
remarier en dehors de l’Église catholique.
6. Dans un monde où le système tribal
est toujours en vigueur, l’ingérence des parents dans la vie des
jeunes couples peut désorienter les époux, provoquer des
malentendus et conduire à des séparations.
Propositions:
1. Formation des fidèles. Que les
directives du Magistère ne manquent jamais d’aider les pasteurs,
le clergé et les personnes consacrées dans leur mission
d’enseignement et de formation. Les fidèles ignorent souvent la
loi de l’Evangile et le Magistère de l’Église. Aujourd’hui,
en particulier avec les moyens de communication sociale, les
chrétiens devraient diffuser régulièrement des programmes sur les
thèmes de la famille, pour éduquer et former les fidèles. Dans ce
domaine, nous avons peut-être besoin d’un répertoire pour la
famille, avec des lignes directrices pratiques pour que les membres
du clergé et les familles elles-mêmes bien sûr, sachent comment se
comporter dans certains cas précis.
2. En Orient, où «l’union de fait»
n’existe pas, ou d’une façon très limitée, et où seul le
mariage religieux est accepté, le sacrement du mariage exige de
nous:
* Travailler davantage et d’une
meilleure façon à une formation personnelle et exigeante du couple,
de telle sorte que le mariage ne soit pas seulement un rite social
inévitable, mais qu’il soit considéré comme une véritable
vocation de Dieu et donc un choix libre des conjoints.
* Mettre en évidence, de plus en plus,
la beauté du mariage et la dignité de la famille chrétienne saine
et sereine, la capacité de se sanctifier non pas en dépit du
mariage mais grâce au mariage, et la bonne et positive pratique de
l’amour et des relations intimes.
3. Intensifier et multiplier les moyens
de la pastorale traditionnelle de la famille : cours pour les
fiancés, centres d’écoute, susciter des mouvements et
associations pour la famille, les visites pastorales aux familles,
donner un contenu plus pastoral aux moments forts pour la famille
(anniversaires, les naissances, les maladies, funérailles, etc ..).
4. «inventer» ou «redécouvrir» de
nouvelles pistes pour la pastorale en particulier des jeunes couples:
* Comme des retraites, des pèlerinages
aux sanctuaires liés à la famille, ou sur les sites où ont vécu
des couples déjà béatifiés ou canonisés et où ils peuvent
renouveler leurs promesses de fidélité;
* Un rôle important peut être joué
par les pèlerinages en Terre Sainte en famille, en particulier dans
la ville sainte de la Sainte Famille, et plus particulièrement, dans
un avenir proche, au Centre international de la Famille que le Saint
Père veut construire à Nazareth.
5. Encourager la participation au
synode de la Famille et créer des initiatives dans les diocèses et
les paroisses pour propager avant, pendant, et après, le message du
synode en créant une harmonie universelle. Lancer dans chaque pays,
région ou diocèse des congrès ou des conférences sur la famille,
à cadence régulière et opportune.
6. Que les tribunaux diocésains soient
plus soucieux de trouver des solutions ou de rendre des jugements
ponctuellement pour les couples en difficulté. Que les tribunaux
romains aient plus confiance en les tribunaux diocésains, qui
connaissent mieux les situations complexes et délicates, et qui ont
un caractère plus pastoral, psychologique et humain, et non pas
seulement juridique.
7. Articuler de mieux en mieux la
pastorale des mariages mixtes, afin qu’ils deviennent une
opportunité, et non plus un problème: les mariages mixtes
favorisent l’unité de l’Église et l’unité chrétienne aide
les époux des mariages mixtes.
8. créer un centre pour la pastorale
de la famille.
+ Fouad Twal, Patriarche de
Jérusalem pour les latins
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