Sono intervenuti il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi; il card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria), relatore generale della XIV Assemblea generale ordinaria; mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto (Italia), segretario speciale della XIV Assemblea Generale Ordinaria. Di seguito il testo curato dalla nostra rivista che si trova oltre che sul sito vaticano (www.vatican.va) anche su www.ilregno.it (red.).
Presentazione
Sta volgendo al termine il tempo
intersinodale, durante il quale il santo padre Francesco ha affidato alla
Chiesa intera il compito di «maturare, con vero discernimento spirituale, le
idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli
sfide che le famiglie devono affrontare» (Discorso per
la conclusione della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei
vescovi, 18.10.2014; Regno-doc. 19,2014,610).
Dopo aver riflettuto, nella III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi dell’ottobre 2014, su: «Le sfide pastorali
sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione», la XIV Assemblea generale
ordinaria, che avrà luogo dal 4 al 25 ottobre 2015, tratterà il tema: «La
vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo».
Il lungo cammino sinodale appare così segnato da tre momenti intimamente
connessi: l’ascolto delle sfide sulla famiglia, il discernimento della sua
vocazione, la riflessione sulla sua missione.
La Relatio Synodi,
frutto maturato nella scorsa Assemblea, è stata integrata da una serie di
domande per conoscere la recezione del documento e per sollecitarne
l’approfondimento. Ciò ha costituito i Lineamenta,
che sono stati inviati ai Sinodi delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, alle conferenze episcopali, ai dicasteri della curia romana e
all’Unione dei superiori generali.
Tutto il popolo di Dio è stato coinvolto
nel processo di riflessione e approfondimento, anche grazie alla settimanale
guida del santo padre, che con le sue catechesi sulla famiglia nelle udienze
generali, e in varie altre occasioni, ha accompagnato il cammino comune. Il
rinnovato interesse per la famiglia, suscitato dal Sinodo, è confermato
dall’ampia attenzione riservata a essa non solo da ambienti ecclesiali, ma anche
da parte della società civile.
Sono pervenute le risposte dei soggetti aventi diritto, alle quali si sono aggiunti
ulteriori apporti, detti osservazioni, da parte di molti fedeli (singoli, famiglie e gruppi). Varie
componenti delle Chiese particolari, organizzazioni, aggregazioni laicali e
altre istanze ecclesiali hanno offerto importanti suggerimenti. Università,
istituzioni accademiche, centri di ricerca e singoli studiosi hanno arricchito
– e continuano a farlo – l’approfondimento delle tematiche sinodali con i loro contributi – attraverso simposi, convegni e pubblicazioni –, mettendo anche
in luce aspetti nuovi, secondo quanto richiesto dalla «domanda previa» dei Lineamenta.
Il presente Instrumentum laboris è composto dal testo definitivo della Relatio Synodi
integrato dalla sintesi delle risposte,
delle osservazioni e dei contributi di studio. Per facilitare la lettura, si segnala che la
numerazione contiene sia il testo della Relatio che
le integrazioni. Il testo originale della Relatio è
riconoscibile dal numero tra parentesi e dal carattere corsivo.
Il documento si articola in tre parti, che
mostrano la continuità tra le due assemblee: «L’ascolto delle sfide sulla
famiglia» (I parte), richiama più direttamente il primo momento sinodale; «Il
discernimento della vocazione familiare» (II parte) e «La missione della
famiglia oggi» (III parte), introducono il tema del secondo momento, con il
proposito di offrire alla Chiesa e al mondo contemporaneo stimoli pastorali per
una rinnovata evangelizzazione.
Vaticano, 23.6.2015.
✠ Lorenzo card. Baldisseri,
segretario generale del Sinodo dei vescovi
segretario generale del Sinodo dei vescovi
Introduzione
1. (1)
Il Sinodo dei vescovi riunito intorno al papa rivolge il suo pensiero a tutte
le famiglie del mondo con le loro gioie, le loro fatiche, le loro speranze. In
particolare sente il dovere di ringraziare il Signore per la generosa fedeltà
con cui tante famiglie cristiane rispondono alla loro vocazione e missione. Lo
fanno con gioia e con fede anche quando il cammino familiare le pone dinanzi a
ostacoli, incomprensioni e sofferenze. A queste famiglie va l’apprezzamento, il
ringraziamento e l’incoraggiamento di tutta la Chiesa e di questo Sinodo. Nella
veglia di preghiera celebrata in Piazza San Pietro sabato 4 ottobre 2014 in
preparazione al Sinodo sulla famiglia papa Francesco ha evocato in maniera
semplice e concreta la centralità dell’esperienza familiare nella vita di
tutti, esprimendosi così: «Scende ormai la sera sulla nostra assemblea. È l’ora
in cui si fa volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello
spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che
scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa nei giorni
dell’uomo la festa senza tramonto. È anche l’ora più pesante per chi si ritrova
a tu per tu con la propria solitudine, nel crepuscolo amaro di sogni e di
progetti infranti: quante persone trascinano le giornate nel vicolo cieco della
rassegnazione, dell’abbandono, se non del rancore; in quante case è venuto meno
il vino della gioia e, quindi, il sapore – la sapienza stessa – della vita...
Degli uni e degli altri questa sera ci facciamo voce con la nostra preghiera,
una preghiera per tutti» (Regno-doc. 19,2014,606).
2. (2)
Grembo di gioie e di prove, di affetti profondi e di relazioni a volte ferite,
la famiglia è veramente «scuola di umanità» (cf. concilio ecumenico Vaticano II, cost. past. Gaudium et spes, n. 52; EV 1/1485), di cui si avverte
fortemente il bisogno. Nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto
familiare nei vari contesti del «villaggio globale», il desiderio di famiglia
resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa, esperta in umanità e
fedele alla sua missione, ad annunciare senza sosta e con convinzione profonda
il «Vangelo della famiglia» che le è stato affidato con la rivelazione
dell’amore di Dio in Gesù Cristo e ininterrottamente insegnato dai Padri, dai
maestri della spiritualità e dal magistero della Chiesa. La famiglia assume per
la Chiesa un’importanza del tutto particolare e nel momento in cui tutti i
credenti sono invitati a uscire da sé stessi è necessario che la famiglia si
riscopra come soggetto imprescindibile per l’evangelizzazione. Il pensiero va
alla testimonianza missionaria di tante famiglie.
3. (3)
Sulla realtà della famiglia, decisiva e preziosa, il vescovo di Roma ha
chiamato a riflettere il Sinodo dei vescovi nella sua Assemblea generale straordinaria
dell’ottobre 2014, per approfondire poi la riflessione nell’Assemblea generale
ordinaria che si terrà nell’ottobre 2015, oltre che nell’intero anno che
intercorre fra i due eventi sinodali. «Già il convenire in unum attorno al vescovo di Roma è evento di grazia, nel
quale la collegialità episcopale si manifesta in un cammino di discernimento
spirituale e pastorale» (Regno-doc. 19,2014,606): così papa
Francesco ha descritto l’esperienza sinodale, indicandone i compiti nel duplice
ascolto dei segni di Dio e della storia degli uomini e nella duplice e unica
fedeltà che ne consegue.
4. (4)
Alla luce dello stesso discorso abbiamo raccolto i risultati delle nostre
riflessioni e dei nostri dialoghi nelle seguenti tre parti: l’ascolto, per
guardare alla realtà della famiglia oggi, nella complessità delle sue luci e
delle sue ombre; lo sguardo fisso sul Cristo per ripensare con rinnovata
freschezza ed entusiasmo quanto la rivelazione, trasmessa nella fede della
Chiesa, ci dice sulla bellezza, sul ruolo e sulla dignità della famiglia; il
confronto alla luce del Signore Gesù per discernere le vie con cui rinnovare la
Chiesa e la società nel loro impegno per la famiglia fondata sul matrimonio tra
uomo e donna.
5. Conservando il prezioso frutto dell’Assemblea
precedente, il nuovo passo che ci attende parte dall’ascolto delle sfide sulla
famiglia per volgere lo sguardo alla sua vocazione e missione nella Chiesa e
nel mondo contemporaneo. La famiglia, oltre che sollecitata a rispondere alle
problematiche odierne, è soprattutto chiamata da Dio a prendere sempre nuova
coscienza della propria identità missionaria di Chiesa domestica anch’essa «in
uscita». In un mondo spesso segnato da solitudine e tristezza, il «Vangelo
della famiglia» è davvero una buona notizia.
I. L’ascolto delle sfide sulla famiglia
Capitolo ILa famiglia e il contesto antropologico-culturale
Il contesto socio-culturale
6. (5) Fedeli all’insegnamento di
Cristo guardiamo alla realtà della famiglia oggi in tutta la sua complessità,
nelle sue luci e nelle sue ombre. Pensiamo ai genitori, ai nonni, ai fratelli e
alle sorelle, ai parenti prossimi e lontani, e al legame tra due famiglie che
tesse ogni matrimonio. Il cambiamento antropologico-culturale influenza oggi
tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversificato.
Vanno sottolineati prima di tutto gli aspetti positivi: la più grande libertà
di espressione e il migliore riconoscimento dei diritti della donna e dei
bambini, almeno in alcune regioni. Ma, d’altra parte, bisogna egualmente
considerare il crescente pericolo rappresentato da un individualismo esasperato
che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della
famiglia come un’isola, facendo prevalere, in certi casi, l’idea di un soggetto
che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto. A ciò si
aggiunge anche la crisi della fede che ha toccato tanti cattolici e che spesso
è all’origine delle crisi del matrimonio e della famiglia.
Il cambiamento antropologico
7. Nella società odierna si osservano disposizioni differenti. Solo
una minoranza vive, sostiene e propone l’insegnamento della Chiesa cattolica
sul matrimonio e la famiglia, riconoscendo in esso la bontà del progetto
creativo di Dio. I matrimoni, religiosi e non, diminuiscono e il numero delle
separazioni e dei divorzi è in crescita.
Si vanno diffondendo il riconoscimento
della dignità di ogni persona, uomo, donna e bambini, e la presa di coscienza
dell’importanza delle differenti etnie e delle minoranze; aspetti, questi
ultimi, che – già diffusi in molte società, non solo occidentali – si stanno
consolidando in vari altri paesi.
Si rileva, nei
più diversi contesti culturali, la paura dei giovani ad assumere impegni
definitivi, come quello di costituire una famiglia. Più in generale, si
riscontra il diffondersi di un individualismo estremo che mette al centro la
soddisfazione di desideri che non portano alla piena realizzazione della
persona.
Lo sviluppo
della società dei consumi ha separato sessualità e procreazione. Anche questa è
una della cause della crescente denatalità. In alcuni contesti essa è connessa
alla povertà o all’impossibilità di accudire la prole; in altri alla difficoltà
di volersi assumere delle responsabilità e alla percezione che i figli
potrebbero limitare la libera espansione di sé.
Le contraddizioni culturali
8. Non poche sono le contraddizioni culturali che incidono sulla
famiglia. Essa continua a essere immaginata come il porto sicuro degli affetti
più intimi e gratificanti, ma le tensioni indotte da una esasperata cultura
individualistica del possesso e del godimento generano al suo interno dinamiche
di insofferenza e di aggressività a volte ingovernabili. Si può menzionare anche
una certa visione del femminismo, che ritiene la maternità un pretesto per lo
sfruttamento della donna e un ostacolo alla sua piena realizzazione. Si
registra poi la crescente tendenza a concepire la generazione di un figlio come
uno strumento per l’affermazione di sé, da ottenere con qualsiasi mezzo. Si
possono infine ricordare le teorie secondo le quali l’identità personale e
l’intimità affettiva devono affermarsi in una dimensione radicalmente
svincolata dalla diversità biologica fra maschio e femmina.
Nello stesso
tempo, però, si vuole riconoscere alla stabilità di una coppia istituita
indipendentemente dalla differenza sessuale la stessa titolarità della
relazione matrimoniale intrinsecamente legata ai ruoli paterno e materno,
definiti a partire dalla biologia della generazione. La confusione non aiuta a
definire la specificità sociale di tali unioni, mentre consegna all’opzione
individualistica lo speciale legame fra differenza, generazione, identità
umana. È certamente necessario un migliore approfondimento umano e culturale,
non solo biologico, della differenza sessuale, nella consapevolezza che «la
rimozione della differenza (...) è il problema, non la soluzione» (Francesco, Udienza
generale, 15.4.2015).
Le contraddizioni sociali
9. Eventi traumatici come i conflitti bellici, l’azzeramento delle
risorse, i processi migratori, incidono in maniera crescente sulla qualità
affettiva e spirituale della vita familiare e mettono a rischio le relazioni
all’interno della famiglia. Le sue energie materiali e spirituali sono, molto
spesso, condotte alla soglia della dissoluzione.
Si deve parlare anche, in generale, delle
gravi contraddizioni generate dal peso di politiche economiche sconsiderate,
come pure dall’insensibilità di politiche sociali, anche nelle cosiddette
società del benessere. In particolare, gli accresciuti oneri del mantenimento
dei figli, così come l’enorme aggravamento dei compiti sussidiari della cura
sociale dei malati e degli anziani, di fatto delegati alle famiglie, costituiscono
un vero e proprio macigno che pesa sulla vita familiare.
Se si aggiungono gli effetti di una
congiuntura economica sfavorevole, di natura assai ambigua, e il crescente
fenomeno dell’accumulo di ricchezza nelle mani di pochi e della distrazione di risorse
che dovrebbero essere destinate al progetto familiare, il quadro di
impoverimento della famiglia si profila ulteriormente problematico. La
dipendenza dall’alcol, dalle droghe o dal gioco d’azzardo è talora espressione
di queste contraddizioni sociali e del disagio che ne consegue nella vita delle
famiglie.
Fragilità e forza della famiglia
10. La famiglia, fondamentale comunità umana, mostra mai come oggi,
proprio attraverso la sua crisi culturale e sociale, quante sofferenze
procurino il suo indebolimento e la sua fragilità. E quanta forza essa possa
trovare, in se stessa, per fronteggiare l’inadeguatezza e la latitanza delle istituzioni
nei confronti della formazione della persona, della qualità del legame sociale,
della cura dei soggetti più vulnerabili. È dunque particolarmente necessario
apprezzare adeguatamente la forza della famiglia, per poterne sostenere le
fragilità.
Capitolo II
La famiglia e il contesto socio-economico
La famiglia insostituibile risorsa della società
11. La famiglia resta ancor oggi, e rimarrà sempre, il pilastro
fondamentale e irrinunciabile del vivere sociale. In essa infatti convivono
differenze molteplici, attraverso le quali si stringono relazioni, si cresce
nel confronto e nella mutua accoglienza delle generazioni. Proprio così la
famiglia rappresenta un valore fondante e una risorsa insostituibile per lo
sviluppo armonico di ogni società umana, secondo quanto afferma il Concilio:
«La famiglia è una scuola di umanità più ricca (...) è il fondamento della
società» (Gaudium
et spes, n. 52; EV 1/1485.1486). Nelle relazioni familiari, coniugali, filiali e
fraterne tutti i membri della famiglia stabiliscono legami saldi e gratuiti,
nella concordia e nel rispetto reciproco, che permettono di superare i rischi
dell’isolamento e della solitudine.
Politiche in favore della famiglia
12. Si sottolinea che,
essendo la famiglia protagonista dell’edificazione della città comune e non una
realtà privata, sono necessarie politiche familiari adeguate, che la sostengano
e la promuovano. Inoltre, si suggerisce di considerare il rapporto tra welfare
e azione compensativa della famiglia. Rispetto a politiche familiari e a
sistemi di welfare inadeguati, tale azione compensativa ridistribuisce risorse
e compiti per il bene comune, contribuendo a riequilibrare gli effetti negativi
della disequità sociale.
La sfida della solitudine e della precarietà
13. (6) Una delle più grandi povertà
della cultura attuale è la solitudine, frutto dell’assenza di Dio nella vita
delle persone e della fragilità delle relazioni. C’è anche una sensazione
generale di impotenza nei confronti della realtà socio-economica che spesso
finisce per schiacciare le famiglie. Così è per la crescente povertà e
precarietà lavorativa che è vissuta talvolta come un vero incubo, o a motivo di
una fiscalità troppo pesante che certo non incoraggia i giovani al matrimonio.
Spesso le famiglie si sentono abbandonate per il disinteresse e la poca
attenzione da parte delle istituzioni. Le conseguenze negative dal punto di
vista dell’organizzazione sociale sono evidenti: dalla crisi demografica alle
difficoltà educative, dalla fatica nell’accogliere la vita nascente
all’avvertire la presenza degli anziani come un peso, fino al diffondersi di un
disagio affettivo che arriva talvolta alla violenza. È responsabilità dello
stato creare le condizioni legislative e di lavoro per garantire l’avvenire dei
giovani e aiutarli a realizzare il loro progetto di fondare una famiglia.
La sfida economica
14. La vita familiare concreta è strettamente collegata con la realtà
economica. Molti osservano che, ai nostri giorni, la famiglia può facilmente
soffrire di molteplici vulnerabilità. Dal punto di vista dell’economia i
problemi più rilevanti sono quelli collegati a salari insufficienti,
disoccupazione, insicurezza economica, mancanza di un lavoro dignitoso e di
sicurezza sul posto di lavoro, traffico di persone umane e schiavitù.
Nella famiglia si riflette in modo
particolarmente acuto l’effetto dell’inequità economica, che le impedisce di
crescere: manca una casa propria; non si generano figli; quelli che ci sono
hanno difficoltà a studiare e a rendersi indipendenti; resta preclusa la serena
progettazione del futuro. Per superare questa situazione è necessario un
cambiamento strutturale di prospettiva da parte di tutta la società, come ci
ricorda il papa: «La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita
economica, benché la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e
processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate,
alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri
che superi il mero assistenzialismo» (Francesco,
as. ap. Evangelii
gaudium, n. 204; Regno-doc. 21,2013,680). Una rinnovata solidarietà intergenerazionale
comincia con l’attenzione ai poveri del presente, prima che a quelli del
futuro, tenendo in particolar conto i bisogni delle famiglie.
La sfida della povertà e l’esclusione sociale
15. Una sfida di particolare rilevanza è rappresentata dai gruppi
sociali, talora molto numerosi, caratterizzati da situazioni di povertà, non
solo economica ma spesso anche culturale, tali da impedire la realizzazione di
un progetto di vita familiare adeguato alla dignità della persona. Bisogna
anche riconoscere che, nonostante le enormi difficoltà, tante famiglie povere
cercano di condurre dignitosamente la loro vita quotidiana, confidando in Dio,
il quale non delude e non abbandona.
Si è anche rilevato che il sistema
economico attuale produce diverse forme di esclusione sociale. Varie sono le
categorie di persone che si sentono escluse. Una caratteristica comune è che
spesso gli «esclusi» sono «invisibili» agli occhi della società. La cultura
dominante, i media, le maggiori istituzioni non poche volte contribuiscono a
mantenere – o persino a peggiorare – questa «invisibilità» sistematica. Al
riguardo, papa Francesco si domanda: «Perché (...) ci abituiamo a vedere come
si distrugge il lavoro dignitoso, si sfrattano tante famiglie, si cacciano i
contadini, si fa la guerra e si abusa della natura?». E risponde: «Perché in
questo sistema l’uomo, la persona umana è stata tolta dal centro ed è stata
sostituita da un’altra cosa. Perché si rende un culto idolatrico al denaro.
Perché si è globalizzata l’indifferenza!» (Discorso ai partecipanti all’incontro mondiale dei
movimenti popolari, 28.10.2014; Regno-doc. 19,2014,605).
L’esclusione sociale indebolisce la
famiglia e diviene una seria minaccia per la dignità dei suoi membri.
Particolarmente preoccupante è la condizione dei figli, i quali è come se
fossero a priori puniti a causa dell’esclusione e, spesso, tragicamente segnati
a vita da privazioni e sofferenze. Si tratta di veri e propri «orfani sociali».
La sfida ecologica
16. Dal punto di vista dell’ecologia, i problemi rilevati derivano da
insufficiente accesso all’acqua da parte di molte popolazioni, degrado
ambientale, fame e malnutrizione, terreni incolti o devastati, cultura
dell’«usa e getta». Le situazioni descritte incidono, spesso pesantemente,
sulle dinamiche della vita familiare e sulla sua serenità.
Per tali ragioni,
anche grazie all’impulso di papa Francesco, la Chiesa auspica e collabora a un
profondo ripensamento dell’orientamento del sistema mondiale, attraverso una
cultura ecologica capace di elaborare un pensiero, una politica, un programma
educativo, uno stile di vita e una spiritualità. Dal momento che tutto è
intimamente connesso, è necessario approfondire gli aspetti di un’«ecologia
integrale», che includa non solo le dimensioni ambientali, ma anche quelle
umane, sociali ed economiche, per lo sviluppo sostenibile e la custodia del
creato.
Famiglia e inclusione
La terza età
17. Molti mettono in evidenza la condizione delle persone in età
avanzata all’interno delle famiglie. Nelle società evolute il numero degli
anziani tende ad aumentare, mentre decresce la natalità. La risorsa che essi
rappresentano non è sempre adeguatamente apprezzata. Come ha ricordato papa
Francesco: «Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non
si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e
concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità. Finché siamo
giovani, siamo indotti a ignorare la vecchiaia, come se fosse una malattia da
tenere lontana; quando poi diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, se
siamo malati soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata
sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani. E gli anziani sono
una ricchezza, non si possono ignorare» (Udienza generale,
4.3.2015).
18. Una peculiare attenzione richiede la condizione dei nonni in
famiglia. Essi costituiscono l’anello di congiunzione tra le generazioni,
assicurando la trasmissione di tradizioni e di abitudini in cui i più giovani
possono rintracciare le proprie radici. Inoltre, spesso in maniera discreta e
gratuita, garantiscono un prezioso sostegno economico alle giovani coppie e si
prendono cura dei nipoti, anche trasmettendo loro la fede. Molte persone,
specialmente ai nostri giorni, possono riconoscere che proprio ai nonni debbono
la loro iniziazione alla vita cristiana. Ciò testimonia come all’interno della
famiglia, nel succedersi delle generazioni, la fede si comunica e si
custodisce, diventando un’insostituibile eredità per i nuovi nuclei familiari.
Agli anziani spetta perciò un sincero tributo di riconoscenza, di apprezzamento
e di ospitalità, da parte dei giovani, delle famiglie e della società.
La sfida della vedovanza
19. La vedovanza è un’esperienza particolarmente difficile per chi ha
vissuto la scelta matrimoniale e la vita familiare come dono nel Signore. Essa,
tuttavia, presenta allo sguardo della fede anche alcune possibilità da
valorizzare. Così, ad esempio, nel momento in cui si trovano a vivere questa
dolorosa esperienza, alcuni mostrano di saper riversare le proprie energie con
ancor più dedizione sui figli e i nipoti, trovando in questa esperienza di
amore una nuova missione educativa. Il vuoto lasciato dal coniuge scomparso, in
certo senso, è colmato dall’affetto dei familiari che valorizzano le persone
vedove, consentendo loro di custodire così anche la preziosa memoria del
proprio matrimonio. Diversamente, coloro che non possono contare sulla presenza
di familiari a cui dedicarsi e dai quali ricevere affetto e vicinanza, devono
essere sostenuti dalla comunità cristiana con particolare attenzione e disponibilità,
soprattutto se si trovano in condizioni di indigenza.
L’ultima stagione della vita
e il lutto in famiglia
20. Le persone in età avanzata sono consapevoli di trovarsi
nell’ultima fase dell’esistenza. La loro condizione si ripercuote su tutta la
vita familiare. Il confronto con la malattia, che spesso accompagna il
prolungarsi della vecchiaia, e soprattutto il confronto con la morte, avvertita
come prossima ed esperita nella perdita delle persone più care (il coniuge, i
familiari, gli amici) costituiscono gli aspetti critici di questa età, che
espongono la persona e l’intera famiglia alla ridefinizione del proprio
equilibrio.
La valorizzazione della fase conclusiva
della vita è oggi tanto più necessaria quanto più, almeno nei paesi ricchi, si
tenta di rimuovere in ogni modo il momento del trapasso. A fronte di una
visione negativa di questo periodo – che considera solo gli aspetti di declino
e progressiva perdita di capacità, autonomie e affetti –, si possono affrontare
gli ultimi anni valorizzando il senso del compimento e dell’integrazione
dell’intera esistenza. Diventa anche possibile scoprire una nuova declinazione
della generatività nella consegna di una eredità soprattutto morale alle nuove
generazioni. La dimensione della spiritualità e della trascendenza, unita alla
vicinanza dei membri della famiglia, costituiscono risorse essenziali perché
anche la vecchiaia possa essere pervasa da un senso di dignità e di speranza.
Particolare cura esigono poi le famiglie
provate dall’esperienza del lutto. Quando la perdita riguarda i piccoli e i
giovani, l’impatto sulla famiglia è particolarmente lacerante.
La sfida della disabilità
21. Uno sguardo speciale occorre rivolgere alle famiglie delle persone
con disabilità, in cui l’handicap, che irrompe improvvisamente nella vita,
genera una sfida, profonda e inattesa, e sconvolge gli equilibri, i desideri,
le aspettative. Ciò determina emozioni contrastanti da gestire ed elaborare,
mentre impone compiti, urgenze e bisogni nuovi, ruoli e responsabilità
differenti. L’immagine familiare e l’intero suo ciclo vitale vengono
profondamente turbati. Tuttavia, la famiglia potrà scoprire, insieme alla
comunità cristiana a cui appartiene, diverse abilità, competenze impreviste,
nuovi gesti e linguaggi, forme di comprensione e di identità, nel lungo e
difficile cammino di accoglienza e cura del mistero della fragilità.
22. Tale processo, di per sé straordinariamente complesso, diventa
ancor più faticoso in quelle società in cui sopravvivono forme impietose di
stigma e di pregiudizio, che impediscono l’incontro fecondo con la disabilità e
l’emergere della solidarietà e dell’accompagnamento comunitario. Un incontro
che in realtà può costituire, per ciascuno e per la comunità intera,
un’occasione preziosa di crescita nella giustizia, nell’amore e nella difesa
del valore di ogni vita umana, a partire dal riconoscimento di un profondo
senso di comunanza nella vulnerabilità. È da augurarsi che, in una comunità
realmente accogliente, la famiglia e la persona con bisogni speciali non si
sentano sole e scartate, ma sia dato loro di trovare sollievo e sostegno,
specialmente quando le energie e le risorse familiari vengono meno.
23. A questo proposito, va considerata la sfida cosiddetta del «dopo
di noi»: pensiamo alle situazioni familiari di povertà e solitudine, o al
recente fenomeno per cui, nelle società economicamente più avanzate,
l’allungarsi dell’aspettativa di vita consentirà alle persone con disabilità di
sopravvivere, con alta probabilità, ai loro genitori. Se la famiglia riesce ad
accettare con occhi di fede la presenza nel suo seno di persone con disabilità,
essa potrà anche aiutarli a non vivere il proprio handicap soltanto come un
limite e a riconoscere il proprio differente e originale valore. Potrà così
essere garantita, difesa e valorizzata la qualità possibile di ogni vita,
individuale e familiare, con i suoi bisogni, con il suo diritto a pari dignità
e opportunità, a servizi e cure, a compagnia e affettività, a spiritualità,
bellezza e pienezza di senso, in ogni fase della vita, dal concepimento
all’invecchiamento e alla fine naturale.
La sfida delle migrazioni
24. Desta preoccupazione in molti l’effetto sulla famiglia del
fenomeno migratorio, che interessa, in modalità diverse, popolazioni intere in
varie parti del mondo. L’accompagnamento dei migranti esige una pastorale
specifica, che sia rivolta alle famiglie in migrazione, ma anche ai membri dei
nuclei familiari rimasti nei luoghi d’origine; ciò deve essere svolto nel
rispetto delle loro culture, della formazione religiosa e umana da cui
provengono. Oggi il fenomeno migratorio procura tragiche ferite a masse di
individui e famiglie in «esubero» da diverse popolazioni e territori, che
cercano legittimamente un futuro migliore, una «nuova nascita» nel caso in cui,
là dove si è nati, non è possibile vivere.
25. Le varie situazioni di guerra, persecuzione, povertà,
disuguaglianza, solitamente motivo della migrazione, insieme alle peripezie di
un viaggio che spesso mette a repentaglio la vita stessa, segnano
traumaticamente gli individui e i loro sistemi familiari. Nel processo
migratorio, infatti, le famiglie dei migranti si trovano inevitabilmente
dilaniate da molteplici esperienze di abbandono e divisione: in molti casi il
corpo familiare viene drammaticamente smembrato tra chi parte per aprire la
strada e chi resta in attesa di un ritorno o di un ricongiungimento. Coloro che
partono si ritrovano estraniati dalla propria terra e cultura, dalla propria
lingua, dai legami con la famiglia allargata e con la comunità, dal passato e
dal tradizionale svolgersi del proprio percorso di vita.
26. L’incontro con un nuovo paese e una nuova cultura è reso tanto
più difficile quando non vi siano condizioni di autentica accoglienza e
accettazione, nel rispetto dei diritti di tutti e di una convivenza pacifica e
solidale. Il senso di spaesamento, la nostalgia delle origini perdute e le
difficoltà di una autentica integrazione – che passa attraverso la creazione di
nuovi legami e la progettazione di una vita che coniughi passato e presente,
culture e geografie, lingue e mentalità diverse – mostrano oggi, in molti
contesti, di non essere superati e svelano sofferenze nuove anche nella seconda
e terza generazione di famiglie migranti, alimentando fenomeni di
fondamentalismo e di rigetto violento della cultura ospitante.
Una risorsa preziosa per il superamento di
queste difficoltà si rivela proprio l’incontro tra famiglie, e un ruolo chiave
nei processi di integrazione è svolto spesso dalle madri, attraverso la
condivisione dell’esperienza di crescita dei propri figli.
27. Le esperienze migratorie risultano poi
particolarmente drammatiche e devastanti, per le famiglie e per i singoli,
quando si realizzano al di fuori della legalità, quando sono sostenute dai
circuiti internazionali della tratta degli esseri umani, quando riguardano i
bambini non accompagnati, quando costringono a soste prolungate in luoghi
intermedi tra un paese e l’altro, tra il passato e il futuro, e a permanenze in
campi profughi o centri di accoglienza, nei quali non è possibile avviare un
percorso di radicamento né disegnare il proprio nuovo avvenire.
Alcune sfide peculiari
28. (7)
Ci sono contesti culturali e religiosi che pongono sfide particolari. In alcune
società vige ancora la pratica della poligamia e in alcuni contesti
tradizionali la consuetudine del «matrimonio per tappe». In altri contesti
permane la pratica dei matrimoni combinati. Nei paesi in cui la presenza della
Chiesa cattolica è minoritaria sono numerosi i matrimoni misti e di disparità
di culto con tutte le difficoltà che essi comportano riguardo alla
configurazione giuridica, al battesimo e all’educazione dei figli e al
reciproco rispetto dal punto di vista della diversità della fede. In questi
matrimoni può esistere il pericolo del relativismo o dell’indifferenza, ma vi
può essere anche la possibilità di favorire lo spirito ecumenico e il dialogo
interreligioso in un’armoniosa convivenza di comunità che vivono nello stesso
luogo. In molti contesti, e non solo occidentali, si va diffondendo ampiamente
la prassi della convivenza che precede il matrimonio o anche di convivenze non
orientate ad assumere la forma di un vincolo istituzionale. A questo si
aggiunge spesso una legislazione civile che compromette il matrimonio e la
famiglia. A causa della secolarizzazione in molte parti del mondo il
riferimento a Dio è fortemente diminuito e la fede non è più socialmente
condivisa.
La famiglia e i bambini
29. (8) Molti sono i bambini che
nascono fuori dal matrimonio, specie in alcuni paesi, e molti quelli che poi
crescono con uno solo dei genitori o in un contesto familiare allargato o
ricostituito. Il numero dei divorzi è crescente e non è raro il caso di scelte
determinate unicamente da fattori di ordine economico. I bambini spesso sono
oggetto di contesa tra i genitori e i figli sono le vere vittime delle
lacerazioni familiari. I padri sono spesso assenti non solo per cause
economiche laddove invece si avverte il bisogno che essi assumano più
chiaramente la responsabilità per i figli e per la famiglia. La dignità della
donna ha ancora bisogno di essere difesa e promossa. Oggi infatti, in molti
contesti, l’essere donna è oggetto di discriminazione e anche il dono della
maternità viene spesso penalizzato piuttosto che essere presentato come valore.
Non vanno neppure dimenticati i crescenti fenomeni di violenza di cui le donne
sono vittime, talvolta purtroppo anche all’interno delle famiglie e la grave e
diffusa mutilazione genitale della donna in alcune culture. Lo sfruttamento
sessuale dell’infanzia costituisce poi una delle realtà più scandalose e
perverse della società attuale. Anche le società attraversate dalla violenza a
causa della guerra, del terrorismo o della presenza della criminalità
organizzata, vedono situazioni familiari deteriorate e soprattutto nelle grandi
metropoli e nelle loro periferie cresce il cosiddetto fenomeno dei bambini di
strada. Le migrazioni inoltre rappresentano un altro segno dei tempi da
affrontare e comprendere con tutto il carico di conseguenze sulla vita
familiare.
Il ruolo delle donne
30. Da più parti si è osservato che i processi di emancipazione della
donna hanno messo bene in evidenza il suo ruolo determinante nella crescita
della famiglia e della società. Resta vero, però, che la condizione femminile
nel mondo è soggetta a grandi differenze che derivano in prevalenza da fattori
culturali. Non si può pensare che situazioni problematiche possano essere
risolte semplicemente con la fine dell’emergenza economica e l’arrivo di una
cultura moderna, come provano le difficili condizioni delle donne in diversi
paesi di recente sviluppo.
Nei paesi occidentali l’emancipazione
femminile richiede un ripensamento dei compiti dei coniugi nella loro
reciprocità e nella comune responsabilità verso la vita familiare. Nei paesi in
via di sviluppo, allo sfruttamento e alla violenza esercitati sul corpo delle
donne e alla fatica imposta loro anche durante la gravidanza, spesso si
aggiungono aborti e sterilizzazioni forzate, nonché le conseguenze estremamente
negative di pratiche collegate con la procreazione (ad esempio, affitto
dell’utero o mercato dei gameti embrionali). Nei paesi avanzati, il desiderio
del figlio «a ogni costo» non ha portato a relazioni familiari più felici e
solide, ma in molti casi ha aggravato di fatto la diseguaglianza fra donne e
uomini. La sterilità della donna rappresenta, secondo i pregiudizi presenti in
diverse culture, una condizione socialmente discriminante.
Può contribuire al riconoscimento del ruolo
determinante delle donne una maggiore valorizzazione della loro responsabilità
nella Chiesa: il loro intervento nei processi decisionali, la loro
partecipazione, non solo formale, al governo di alcune istituzioni; il loro
coinvolgimento nella formazione dei ministri ordinati.
Famiglia, affettività e vita
La rilevanza della vita affettiva
31. (9)
A fronte del quadro sociale delineato si riscontra in molte parti del mondo,
nei singoli un maggiore bisogno di prendersi cura della propria persona, di
conoscersi interiormente, di vivere meglio in sintonia con le proprie emozioni
e i propri sentimenti, di cercare relazioni affettive di qualità; tale giusta
aspirazione può aprire al desiderio di impegnarsi nel costruire relazioni di
donazione e reciprocità creative, responsabilizzanti e solidali come quelle
familiari. Il pericolo individualista e il rischio di vivere in chiave
egoistica sono rilevanti. La sfida per la Chiesa è di aiutare le coppie nella
maturazione della dimensione emozionale e nello sviluppo affettivo attraverso
la promozione del dialogo, della virtù e della fiducia nell’amore
misericordioso di Dio. Il pieno impegno richiesto nel matrimonio cristiano può
essere un forte antidoto alla tentazione di un individualismo egoistico.
La formazione dell’affettività
32. Si richiede che le famiglie si sentano responsabili direttamente
nella formazione affettiva delle giovani generazioni. La velocità con la quale
si compiono i mutamenti della società contemporanea rende più difficile
l’accompagnamento nella formazione dell’affettività per la maturazione di tutta
la persona. Esso esige anche agenti pastorali che siano formati in modo
appropriato, non solo con una conoscenza approfondita della Scrittura e della
dottrina cattolica, ma anche dotati di strumenti pedagogici, psicologici e
medici adeguati. Una conoscenza della psicologia della famiglia sarà d’aiuto
perché sia trasmessa in modo efficace la visione cristiana: questo sforzo
educativo sia avviato già con la catechesi dell’iniziazione cristiana.
Fragilità e immaturità affettive
33. (10)
Nel mondo attuale non mancano tendenze culturali che sembrano imporre una
affettività senza limiti di cui si vogliono esplorare tutti i versanti, anche
quelli più complessi. Di fatto, la questione della fragilità affettiva è di
grande attualità: una affettività narcisistica, instabile e mutevole che non
aiuta sempre i soggetti a raggiungere una maggiore maturità. Preoccupa una
certa diffusione della pornografia e della commercializzazione del corpo,
favorita anche da un uso distorto di Internet e va denunciata la situazione di
quelle persone che sono obbligate a praticare la prostituzione. In questo
contesto, le coppie sono talvolta incerte, esitanti e faticano a trovare i modi
per crescere. Molti sono quelli che tendono a restare negli stadi primari della
vita emozionale e sessuale. La crisi della coppia destabilizza la famiglia e
può arrivare attraverso le separazioni e i divorzi a produrre serie conseguenze
sugli adulti, i figli e la società, indebolendo l’individuo e i legami sociali.
Anche il calo demografico, dovuto a una mentalità antinatalista e promosso
dalle politiche mondiali di salute riproduttiva, non solo determina una
situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato, ma
rischia di condurre nel tempo a un impoverimento economico e a una perdita di
speranza nell’avvenire. Lo sviluppo delle biotecnologie ha avuto anch’esso un
forte impatto sulla natalità.
La sfida bioetica
34. Da più parti si rileva che la cosiddetta rivoluzione
biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità
tecnica di manipolare l’atto generativo, rendendolo indipendente dalla
relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la
genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette
prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie, non necessariamente
eterosessuali e regolarmente coniugate. Questo fenomeno si è presentato negli
ultimi tempi come una novità assoluta sulla scena dell’umanità, e sta
acquistando una sempre maggiore diffusione. Tutto ciò ha profonde ripercussioni
nella dinamica delle relazioni, nella struttura della vita sociale e negli
ordinamenti giuridici, che intervengono per tentare di regolamentare pratiche
già in atto e situazioni differenziate.
La sfida per la pastorale
35. (11) In questo contesto la Chiesa
avverte la necessità di dire una parola di verità e di speranza. Occorre
muovere dalla convinzione che l’uomo viene da Dio e che, pertanto, una
riflessione capace di riproporre le grandi domande sul significato dell’essere
uomini, possa trovare un terreno fertile nelle attese più profonde
dell’umanità. I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana
corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana anche in un tempo
segnato dall’individualismo e dall’edonismo. Occorre accogliere le persone con
la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il
desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente parte della Chiesa anche
in chi ha sperimentato il fallimento o si trova nelle situazioni più disparate.
Il messaggio cristiano ha sempre in sé la realtà e la dinamica della
misericordia e della verità, che in Cristo convergono.
36. Nella formazione alla
vita coniugale e familiare, gli agenti pastorali dovranno tener conto della
pluralità delle situazioni concrete. Se da una parte, bisogna promuovere realtà
che garantiscano la formazione dei giovani al matrimonio, dall’altra, occorre
seguire coloro che vivono senza costituire un nuovo nucleo familiare, restando
frequentemente legati alla famiglia d’origine. Anche le coppie che non possono
avere figli devono essere oggetto di una particolare attenzione pastorale da
parte della Chiesa, che le aiuti a scoprire il disegno di Dio sulla loro
situazione, a servizio di tutta la comunità.
C’è un’ampia
richiesta di precisare che con la categoria di «lontani» non va intesa una
realtà di esclusi o di allontanati: si tratta di persone amate da Dio e che
stanno a cuore all’agire pastorale della Chiesa. Si deve acquisire verso tutti
uno sguardo di comprensione, tenendo conto che le situazioni di distanza dalla
vita ecclesiale non sempre sono volute, spesso sono indotte e a volte anche subite
a causa dei comportamenti di terzi.
II. Il discernimento della vocazione familiare
Capitolo I
Famiglia e pedagogia divina
Lo sguardo su Gesù e la pedagogia divina nella storia della salvezza
37. (12)
Al fine di «verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee,
la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare
nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto (...). Infatti, ogni volta
che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e
possibilità impensate» (Francesco,
Discorso in occasione della veglia di
preghiera in preparazione al Sinodo sulla famiglia, 4.10.2014; Regno-doc.
19,2014,607). Gesù ha guardato alle donne e agli uomini che ha incontrato con
amore e tenerezza, accompagnando i loro passi con verità, pazienza e
misericordia, nell’annunciare le esigenze del regno di Dio.
La parola di Dio in famiglia
38. Rivolgere lo sguardo a
Cristo significa anzitutto mettersi in ascolto della sua Parola: la lettura
della sacra Scrittura, non solo nelle comunità, ma anche nelle case, permette
di mettere in luce la centralità della coppia e della famiglia nel progetto di
Dio, e fa riconoscere come Dio entri nella concretezza della vita familiare
rendendola più bella e vitale.
Nonostante le diverse iniziative, però, si
riscontra ancora nelle famiglie cattoliche la mancanza di un contatto più
diretto con la Bibbia. Nella pastorale della famiglia va sempre evidenziato il
valore centrale dell’incontro con Cristo, che emerge naturalmente quando si è
radicati nella sacra Scrittura. Così si auspica soprattutto che nelle famiglie
si incoraggi un rapporto vitale con la parola di Dio, tale da orientare a un
vero e proprio incontro personale con Gesù Cristo. Come modalità di approccio
alla Scrittura si consiglia quella della lectio divina,
che rappresenta una lettura orante della parola di Dio e una fonte di
ispirazione per l’agire quotidiano.
La pedagogia divina
39. (13)
Dato che l’ordine della creazione è determinato dall’orientamento a Cristo,
occorre distinguere senza separare i diversi gradi mediante i quali Dio
comunica all’umanità la grazia dell’alleanza. In ragione della pedagogia
divina, secondo cui l’ordine della creazione evolve in quello della redenzione
attraverso tappe successive, occorre comprendere la novità del sacramento
nuziale cristiano in continuità con il matrimonio naturale delle origini. Così
qui s’intende il modo di agire salvifico di Dio, sia nella creazione sia nella
vita cristiana. Nella creazione: poiché tutto è stato fatto per mezzo di Cristo
e in vista di lui (cf. Col 1,16), i cristiani sono «lieti di scoprire e pronti
a rispettare quei germi del Verbo che vi si trovano nascosti; debbono seguire
attentamente la trasformazione profonda che si verifica in mezzo ai popoli» (Vaticano II, decr. Ad Gentes,
n. 11; EV 1/1112). Nella vita cristiana:
in quanto con il battesimo il credente è inserito nella Chiesa mediante quella
Chiesa domestica che è la sua famiglia, egli intraprende quel «processo
dinamico, che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di
Dio» (Giovanni Paolo II, es. ap. Familiaris consortio, n. 9; EV 7/1552), mediante la
conversione continua all’amore che salva dal peccato e dona pienezza di vita.
Matrimonio naturale e pienezza sacramentale
40. Tenendo presente che le realtà naturali devono essere comprese
alla luce della grazia, non si dimentichi che l’ordine della redenzione
illumina e compie quello della creazione. Il matrimonio naturale, pertanto, si
comprende pienamente alla luce del suo compimento sacramentale; solo fissando
lo sguardo su Cristo si conosce fino in fondo la verità dei rapporti umani. «In
realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero
dell’uomo. (...) Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del
Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta
la sua altissima vocazione» (Gaudium et spes,
n. 22; EV 1/1385). In questa prospettiva, risulta par-
ticolarmente opportuno comprendere in chiave cri-
stocentrica le proprietà naturali del matrimonio, che sono ricche e molteplici.
ticolarmente opportuno comprendere in chiave cri-
stocentrica le proprietà naturali del matrimonio, che sono ricche e molteplici.
Gesù e la famiglia
41. (14)
Gesù stesso, riferendosi al disegno primigenio sulla coppia umana, riafferma
l’unione indissolubile tra l’uomo e la donna, pur dicendo che «per la durezza
del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da
principio non fu così» (Mt 19,8). L’indissolubilità del matrimonio («quello
dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi»; Mt 19,6), non è
innanzitutto da intendere come «giogo» imposto agli uomini bensì come un «dono»
fatto alle persone unite in matrimonio. In tal modo, Gesù mostra come la
condiscendenza divina accompagni sempre il cammino umano, guarisca e trasformi
il cuore indurito con la sua grazia, orientandolo verso il suo principio,
attraverso la via della croce. Dai Vangeli emerge chiaramente l’esempio di Gesù
che è paradigmatico per la Chiesa. Gesù infatti ha assunto una famiglia, ha
dato inizio ai segni nella festa nuziale a Cana, ha annunciato il messaggio
concernente il significato del matrimonio come pienezza della rivelazione che
recupera il progetto originario di Dio (cf. Mt 19,3). Ma nello stesso tempo ha
messo in pratica la dottrina insegnata manifestando così il vero significato
della misericordia. Ciò appare chiaramente negli incontri con la samaritana
(cf. Gv 4,1-30) e con l’adultera (cf. Gv 8,1-11) in cui Gesù, con un
atteggiamento di amore verso la persona peccatrice, porta al pentimento e alla
conversione («va’ e non peccare più»), condizione per il perdono.
L’indissolubilità dono e compito
42. La testimonianza di coppie che vivono in pienezza il matrimonio
cristiano mette in luce il valore di questa unione indissolubile e suscita il
desiderio di intraprendere sempre nuovi cammini di fedeltà coniugale.
L’indissolubilità rappresenta la risposta dell’uomo al desiderio profondo di
amore reciproco e duraturo: un amore «per sempre» che diventa scelta e dono di
sé, di ciascuno dei coniugi tra loro, della coppia nei confronti di Dio stesso
e di quanti Dio affida loro. In questa prospettiva è importante celebrare nella
comunità cristiana gli anniversari di matrimonio per ricordare che in Cristo è
possibile ed è bello vivere insieme per sempre.
Il Vangelo della famiglia offre un ideale
di vita che deve tener conto della sensibilità del nostro tempo e delle
effettive difficoltà a mantenere gli impegni per sempre. Occorre qui un
annuncio che dia speranza e che non schiacci: ogni famiglia sappia che la
Chiesa non l’abbandona mai, in virtù del «legame indissolubile della storia di
Cristo e della Chiesa con la storia del matrimonio e della famiglia umana» (Francesco, Udienza generale, 6.5.2015).
Lo stile della vita familiare
43. Da più parti emerge l’invito a promuovere una morale della grazia
che faccia scoprire e fiorire la bellezza delle virtù proprie della vita
matrimoniale, fra le quali: rispetto e fiducia vicendevoli, accoglienza e
gratitudine reciproche, pazienza e perdono. Sulla porta d’ingresso della vita
della famiglia, afferma papa Francesco, «sono scritte tre parole (...):
“Permesso?”; “grazie”; “scusa”. Infatti, queste parole aprono la strada per
vivere bene nella famiglia, per vivere in pace. Sono parole semplici, ma non
così semplici da mettere in pratica! Racchiudono una grande forza: la forza di
custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove; invece la loro
mancanza, a poco a poco apre delle crepe che possono farla persino crollare» (Francesco, Udienza generale, 13.5.2015). Il sacramento del matrimonio, insomma, apre un
dinamismo che include e sostiene i tempi e le prove dell’amore, che richiedono
una graduale maturazione alimentata dalla grazia.
La famiglia nel disegno salvifico di Dio
44. (15)
Le parole di vita eterna che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli comprendevano
l’insegnamento sul matrimonio e la famiglia. Tale insegnamento di Gesù ci
permette di distinguere in tre tappe fondamentali il progetto di Dio sul
matrimonio e la famiglia. All’inizio, c’è la famiglia delle origini, quando Dio
creatore istituì il matrimonio primordiale tra Adamo ed Eva, come solido
fondamento della famiglia. Dio non solo ha creato l’essere umano maschio e
femmina (cf. Gen 1,27), ma li ha anche benedetti perché fossero fecondi e si
moltiplicassero (cf. Gen 1,28). Per questo, «l’uomo lascerà suo padre e sua
madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gen 2,24).
Questa unione è stata danneggiata dal peccato ed è diventata la forma storica
di matrimonio nel popolo di Dio, per il quale Mosè concesse la possibilità di
rilasciare un attestato di divorzio (cf. Dt 24,1ss). Tale forma era prevalente
ai tempi di Gesù. Con il suo avvento e la riconciliazione del mondo caduto
grazie alla redenzione da lui operata, terminò l’era inaugurata con Mosè.
Unione e fecondità dei coniugi
45. È stato ribadito che la valorizzazione dell’insegnamento contenuto
nella sacra Scrittura potrà essere di aiuto per mostrare come, sin dalla
Genesi, Dio abbia impresso nella coppia la propria immagine e somiglianza. In
questa linea, papa Francesco ha ricordato che «non solo l’uomo preso a sé è
immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche
l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. La differenza tra uomo e
donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e
la generazione, sempre a immagine e somiglianza di Dio» (Udienza generale, 15.4.2015). Alcuni evidenziano che nel disegno creativo è
inscritta la complementarietà del carattere unitivo del matrimonio con quello
procreativo: quello unitivo, frutto di un libero consenso cosciente e meditato,
predispone all’attuazione di quello procreativo. Inoltre, l’azione generante
deve essere compresa nell’ottica della procreazione responsabile e dell’impegno
a prendersi cura progettualmente dei figli con fedeltà.
La famiglia immagine della Trinità
46. (16)
Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il matrimonio e la
famiglia alla loro forma originale (cf. Mc 10,1-12). La famiglia e il
matrimonio sono stati redenti da Cristo (cf. Ef 5,21-32), restaurati a immagine
della santissima Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore. L’alleanza
sponsale, inaugurata nella creazione e rivelata nella storia della salvezza,
riceve la piena rivelazione del suo significato in Cristo e nella sua Chiesa.
Da Cristo attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia
necessaria per testimoniare l’amore di Dio e vivere la vita di comunione. Il
Vangelo della famiglia attraversa la storia del mondo sin dalla creazione
dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1, 26-27) fino al compimento
del mistero dell’Alleanza in Cristo alla fine dei secoli con le nozze
dell’Agnello (cf. Ap 19,9; Giovanni Paolo
II, Catechesi sull’amore
umano, Città Nuova-Libreria editrice
vaticana, Roma 1985).
Famiglia e vita della Chiesa La famiglia nei documenti della Chiesa
47. (17)
«Nel corso dei secoli, la Chiesa non ha fatto mancare il suo costante
insegnamento sul matrimonio e la famiglia. Una delle espressioni più alte di
questo magistero è stata proposta dal concilio ecumenico Vaticano II, nella costituzione
pastorale Gaudium et spes, che dedica un intero capitolo
alla promozione della dignità del matrimonio e della famiglia (cf. Gaudium et spes,
nn. 47-52). Esso ha definito il matrimonio come comunità di vita e di amore
(cf. Gaudium et spes, n. 48), mettendo l’amore al
centro della famiglia, mostrando, allo stesso tempo, la verità di questo amore
davanti alle diverse forme di riduzionismo presenti nella cultura
contemporanea. Il «vero amore tra marito e moglie» (Gaudium et spes,
n. 49; EV 1/1475) implica la mutua
donazione di sé, include e integra la dimensione sessuale e l’affettività,
corrispondendo al disegno divino (cf. Gaudium
et spes, nn.
48-49). Inoltre, Gaudium et spes n. 48 sottolinea il radicamento
in Cristo degli sposi: Cristo Signore “viene incontro ai coniugi cristiani nel
sacramento del matrimonio” (EV 1/1472), e con loro rimane.
Nell’incarnazione, egli assume l’amore umano, lo purifica, lo porta a pienezza,
e dona agli sposi, con il suo Spirito, la capacità di viverlo, pervadendo tutta
la loro vita di fede, speranza e carità. In questo modo gli sposi sono come
consacrati e, mediante una grazia propria, edificano il corpo di Cristo e
costituiscono una Chiesa domestica (cf. Vaticano
II, cost. dogm. Lumen gentium, n. 11), così che la Chiesa,
per comprendere pienamente il suo mistero, guarda alla famiglia cristiana, che
lo manifesta in modo genuino» (III Assemblea
generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, Instrumentum laboris, n. 4; Regno-doc.
Supplemento 13,2014,446).
La dimensione missionaria della famiglia
48. Alla luce dell’insegnamento conciliare e magisteriale successivo,
viene suggerito di approfondire la dimensione missionaria della famiglia come
Chiesa domestica, che si radica nel sacramento del battesimo e si realizza
adempiendo la propria ministerialità all’interno della comunità cristiana. La
famiglia è per sua natura missionaria e accresce la propria fede nell’atto di
donarla agli altri. Per intraprendere percorsi di valorizzazione del ruolo
missionario loro affidato, è urgente che le famiglie cristiane riscoprano la
chiamata a testimoniare il Vangelo con la vita senza nascondere ciò in cui
credono. Il fatto stesso di vivere la comunione familiare è una forma di
annuncio missionario. Da questo punto di vista, occorre promuovere la famiglia
come soggetto dell’azione pastorale mediante alcune forme di testimonianza tra
le quali: la solidarietà verso i poveri, l’apertura alla diversità delle
persone, la custodia del creato, l’impegno per la promozione del bene comune a
partire dal territorio nel quale essa vive.
La famiglia via della Chiesa
49. (18)
«Sulla scia del concilio Vaticano II, il magistero pontificio ha approfondito
la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia. In particolare, Paolo VI, con la
enciclica Humanae vitae, ha messo in luce l’intimo
legame tra amore coniugale e generazione della vita. San Giovanni Paolo II ha
dedicato alla famiglia una particolare attenzione attraverso le sue catechesi
sull’amore umano, la Lettera alle famiglie (Gratissimam
sane) e soprattutto con l’esortazione
apostolica Familiaris consortio. In tali documenti, il
pontefice ha definito la famiglia “via della Chiesa”; ha offerto una visione
d’insieme sulla vocazione all’amore dell’uomo e della donna; ha proposto le
linee fondamentali per la pastorale della famiglia e per la presenza della
famiglia nella società. In particolare, trattando della carità coniugale (cf. Familiaris consortio, n. 13), ha descritto il modo in cui i coniugi, nel
loro mutuo amore, ricevono il dono dello Spirito di Cristo e vivono la loro
chiamata alla santità» (III Assemblea
generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, Instrumentum laboris, n. 5; Regno-doc.
Supplemento 13,2014,446).
La misura divina dell’amore
50. (19)
«Benedetto XVI, nell’enciclica Deus
caritas est, ha
ripreso il tema della verità dell’amore tra uomo e donna, che s’illumina
pienamente solo alla luce dell’amore di Cristo crocifisso (cf. Deus caritas est, n. 2). Egli ribadisce come: “Il matrimonio basato
su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il
suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore
umano” (Deus caritas est, n. 11; EV
23/1560). Inoltre, nell’enciclica Caritas
in veritate,
evidenzia l’importanza dell’amore come principio di vita nella società (cf. Caritas in veritate, n. 44), luogo in cui s’impara l’esperienza del bene
comune» (III Assemblea generale
straordinaria del Sinodo dei vescovi, Instrumentum
laboris, n. 6;
Regno-doc. Supplemento 13,2014,446).
La famiglia in preghiera
51. L’insegnamento dei pontefici invita ad approfondire la dimensione
spirituale della vita familiare a partire dalla riscoperta della preghiera in
famiglia e dell’ascolto in comune della parola di Dio, da cui scaturisce
l’impegno di carità. Per la vita della famiglia è di fondamentale importanza la
riscoperta del giorno del Signore, quale segno del suo profondo radicarsi nella
comunità ecclesiale. Inoltre, si proponga un accompagnamento pastorale adeguato
per far crescere una spiritualità familiare incarnata, in risposta alle domande
che nascono dal vissuto quotidiano. Si ritiene utile che la spiritualità della
famiglia venga alimentata da forti esperienze di fede e in particolare dalla
partecipazione fedele all’eucaristia, «fonte e culmine di tutta la vita
cristiana» (Lumen
gentium, n. 11; EV 1/313).
Famiglia e fede
52. (20) «Papa
Francesco, nell’enciclica Lumen fidei affrontando il legame tra la
famiglia e la fede, scrive: “L’incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e
guidare dal suo amore allarga l’orizzonte dell’esistenza, le dona una speranza
solida che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la
dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione
all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di
consegnarsi a esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più
forte di ogni nostra fragilità” (n. 53; Regno-doc. 13,2013,402)» (III
Assemblea generale straordinaria del
Sinodo dei vescovi, Instrumentum laboris, n. 7; Regno-doc. Supplemento 13,2014,446).
Catechesi e famiglia
53. Molti ritengono necessario un rinnovamento dei percorsi
catechistici per la famiglia. Al riguardo, si abbia cura di valorizzare le
coppie come soggetti attivi della catechesi, specialmente nei confronti dei
propri figli, in collaborazione con sacerdoti, diaconi e persone consacrate.
Tale collaborazione aiuta a considerare la vocazione al matrimonio come una
realtà importante, a cui ci si deve preparare adeguatamente per un congruo periodo
di tempo. L’integrazione di famiglie cristiane solide e ministri affidabili
rende credibile la testimonianza di una comunità che si rivolge ai giovani in
cammino verso le grandi scelte della vita.
La comunità cristiana rinunci a essere
un’agenzia di servizi, per diventare invece il luogo in cui le famiglie
nascono, si incontrano e si confrontano insieme, camminando nella fede e
condividendo percorsi di crescita e di reciproco scambio.
L’indissolubilità del matrimonio e la gioia del vivere insieme
54. (21)
Il dono reciproco costitutivo del matrimonio sacramentale è radicato nella
grazia del battesimo che stabilisce l’alleanza fondamentale di ogni persona con
Cristo nella Chiesa. Nella reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i
nubendi si promettono dono totale, fedeltà e apertura alla vita, essi
riconoscono come elementi costitutivi del matrimonio i doni che Dio offre loro,
prendendo sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla
Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni
meglio sostenibili mediante l’aiuto della grazia del sacramento. Dio consacra
l’amore degli sposi e ne conferma l’indissolubilità, offrendo loro l’aiuto per
vivere la fedeltà, l’integrazione reciproca e l’apertura alla vita. Pertanto,
lo sguardo della Chiesa si volge agli sposi come al cuore della famiglia intera
che volge anch’essa lo sguardo verso Gesù.
55. La gioia dell’uomo è espressione della realizzazione piena della propria
persona. Per proporre l’unicità della gioia che viene dall’unione dei coniugi e
dalla costituzione di un nuovo nucleo familiare, è opportuno presentare la
famiglia come un luogo di relazioni personali e gratuite, così come non avviene
in altri gruppi sociali. Il dono reciproco e gratuito, la vita che nasce e la
custodia di tutti i membri, dai piccoli agli anziani, sono solo alcuni degli
aspetti che rendono unica nella sua bellezza la famiglia. È importante far
maturare l’idea che il matrimonio è una scelta per tutta la vita che non limita
la nostra esistenza, ma la rende più ricca e piena, anche nelle difficoltà.
Attraverso
questa scelta di vita, la famiglia edifica la società non come somma di
abitanti di un territorio, né come insieme di cittadini di uno stato, ma come
autentica esperienza di popolo, e di popolo di Dio.
Famiglia e cammino verso la sua pienezza
Il mistero creaturale del matrimonio
III. La missione della famiglia oggi
Capitolo I
Famiglia ed evangelizzazione
Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti
Capitolo II
Famiglia e formazione
56. (22)
Nella stessa prospettiva, facendo nostro l’insegnamento dell’Apostolo secondo
cui tutta la creazione è stata pensata in Cristo e in vista di lui (cf. Col
1,16), il concilio Vaticano II ha voluto esprimere apprezzamento per il
matrimonio naturale e per gli elementi validi presenti nelle altre religioni
(cf. Vaticano II, dich. Nostra aetate,
n. 2) e nelle culture nonostante i limiti e le insufficienze (cf. Giovanni Paolo II, lett. enc. Redemptoris missio, n. 55). La presenza dei semina Verbi nelle
culture (cf. Ad gentes, n. 11) potrebbe essere
applicata, per alcuni versi, anche alla realtà matrimoniale e familiare di
tante culture e di persone non cristiane. Ci sono quindi elementi validi anche
in alcune forme fuori del matrimonio cristiano – comunque fondato sulla
relazione stabile e vera di un uomo e una donna –, che in ogni caso riteniamo
siano a esso orientate. Con lo sguardo rivolto alla saggezza umana dei popoli e
delle culture, la Chiesa riconosce anche questa famiglia come la cellula basilare
necessaria e feconda della convivenza umana.
57. La Chiesa è consapevole dell’alto profilo del mistero creaturale
del matrimonio fra uomo e donna. Pertanto, intende valorizzare l’originaria
grazia creaturale che avvolge l’esperienza di un’alleanza coniugale
sinceramente intenzionata a corrispondere a questa vocazione originaria, e a
praticarne la giustizia. La serietà dell’adesione a questo progetto e il
coraggio che essa richiede si lasciano apprezzare in modo speciale proprio
oggi, nel momento in cui il valore di questa ispirazione, che riguarda tutti i
legami costruiti dalla famiglia, è messo in dubbio, o anche censurato e
rimosso.
Perciò, anche nel caso in cui la
maturazione della decisione di giungere al matrimonio sacramentale da parte di
conviventi o sposati civilmente sia ancora a uno stato virtuale, incipiente, o
di graduale approssimazione, si chiede che la Chiesa non si sottragga al
compito di incoraggiare e sostenere questo sviluppo. Nello stesso tempo, farà
cosa buona se mostrerà apprezzamento e amicizia nei confronti dell’impegno già
preso, del quale riconoscerà gli elementi di coerenza con il disegno creaturale
di Dio.
Verso le famiglie composte da unioni
coniugali con disparità di culto, il cui numero sta crescendo non solo nei
territori di missione, ma anche nei paesi di lunga tradizione cristiana, si
sottolinea l’importanza di sviluppare un’adeguata cura pastorale.
Verità e
bellezza della famiglia
e
misericordia verso le famiglie ferite e fragili
58. (23)
Con intima gioia e profonda consolazione, la Chiesa guarda alle famiglie che
restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole
per la testimonianza che offrono. Grazie a esse, infatti, è resa credibile la
bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre. Nella famiglia, «che
si potrebbe chiamare Chiesa domestica» (Lumen
gentium, n.
11; EV 1/314), matura la prima esperienza ecclesiale della
comunione tra persone, in cui si riflette, per grazia, il mistero della santa
Trinità. «È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l’amore
fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino
attraverso la preghiera e l’offerta della propria vita» (Catechismo della Chiesa cattolica 1657). La santa Famiglia di Nazaret ne è il modello
mirabile, alla cui scuola noi «comprendiamo perché dobbiamo tenere una
disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare
discepoli del Cristo» (Paolo VI, Discorso a Nazaret, 5.1.1964). Il Vangelo della famiglia nutre pure
quei semi che ancora attendono di maturare, e deve curare quegli alberi che si
sono inariditi e necessitano di non essere trascurati.
L’intimo legame tra Chiesa e famiglia
59. La benedizione e la responsabilità di una nuova famiglia,
sigillata nel sacramento ecclesiale, comporta la disponibilità a farsi
sostenitori e promotori, all’interno della comunità cristiana, della generale
qualità dell’alleanza fra uomo e donna: nell’ambito del legame sociale, della
generazione dei figli, della protezione dei più deboli, della vita comune.
Questa disponibilità richiede una responsabilità che ha diritto di essere
sostenuta, riconosciuta e apprezzata.
In virtù del sacramento cristiano ogni
famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa, che chiede per
parte sua di essere considerata un bene per la stessa famiglia che nasce. In
questa prospettiva sarà certamente un dono prezioso, per l’oggi della Chiesa,
l’umile disposizione a considerare più equamente questa reciprocità del bonum ecclesiae: la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per
la Chiesa. La custodia del dono sacramentale del Signore investe la
responsabilità della coppia cristiana da un lato e quella della comunità
cristiana dall’altro, ciascuno nel modo che le compete. Di fronte all’insorgere
della difficoltà, anche grave, di custodire l’unione matrimoniale, il
discernimento dei rispettivi adempimenti e delle relative inadempienze dovrà
essere lealmente approfondito dalla coppia con l’aiuto della comunità, allo
scopo di comprendere, valutare e riparare quanto fu omesso o trascurato da
entrambe le parti.
60. (24) La Chiesa, in quanto maestra
sicura e madre premurosa, pur riconoscendo che per i battezzati non vi è altro
vincolo nuziale che quello sacramentale, e che ogni rottura di esso è contro la
volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli che
faticano nel cammino della fede. «Pertanto, senza sminuire il valore dell’ideale
evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe
di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno. (...) Un
piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio
della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza
fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo
stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona,
al di là dei suoi difetti e delle sue cadute» (Francesco,
Evangelii gaudium, n. 44; Regno-doc. 21,2013,650).
La famiglia dono e compito
61. L’atteggiamento dei fedeli nei confronti delle persone non ancora
giunte alla comprensione dell’importanza del sacramento nuziale si esprima
soprattutto attraverso un rapporto di amicizia personale, accogliendo l’altro
così come è, senza giudicarlo, rispondendo ai suoi bisogni fondamentali e allo
stesso tempo testimoniando l’amore e la misericordia di Dio. Importante è avere
la coscienza di essere tutti deboli, peccatori come gli altri, pur non
rinunciando ad affermare i beni e i valori del matrimonio cristiano. Inoltre, è
da acquisire la consapevolezza che la famiglia nel disegno di Dio non è un
dovere, ma un dono, e che oggi la decisione di accedere al sacramento non è
qualcosa di già dato sin dall’inizio, ma un passo da maturare e una meta da
raggiungere.
Aiutare a raggiungere la pienezza
62. (25)
In ordine a un approccio pastorale verso le persone che hanno contratto
matrimonio civile, che sono divorziati e risposati, o che semplicemente
convivono, compete alla Chiesa rivelare loro la divina pedagogia della grazia
nelle loro vite e aiutarle a raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro.
Seguendo lo sguardo di Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (cf. Gv 1,9; Gaudium et spes,
n. 22) la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in
modo incompiuto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite
dando loro il coraggio per compiere il bene, per prendersi cura con amore l’uno
dell’altro ed essere a servizio della comunità nella quale vivono e lavorano.
63. La comunità cristiana si mostri accogliente nei confronti delle
coppie che si trovano in difficoltà, anche attraverso la prossimità di famiglie
che vivono il matrimonio cristiano. La Chiesa si affianca ai coniugi a rischio
di separazione, perché riscoprano la bellezza e la forza della loro vita
coniugale. Nel caso in cui si consumi una dolorosa fine della relazione, la
Chiesa sente il dovere di accompagnare questo momento di sofferenza, in modo
che non si accendano rovinose contrapposizioni tra i coniugi, e soprattutto i
figli abbiano a soffrirne meno possibile.
È auspicabile che nelle diocesi si
promuovano dei percorsi di coinvolgimento progressivo per le persone conviventi
o unite civilmente. Partendo dal matrimonio civile, si giunga poi al matrimonio
cristiano dopo un periodo di discernimento che conduca alla fine a una scelta
veramente consapevole.
64. (26) La Chiesa guarda con apprensione
alla sfiducia di tanti giovani verso l’impegno coniugale, soffre per la
precipitazione con cui tanti fedeli decidono di porre fine al vincolo assunto,
instaurandone un altro. Questi fedeli, che fanno parte della Chiesa hanno
bisogno di un’attenzione pastorale misericordiosa e incoraggiante, distinguendo
adeguatamente le situazioni. I giovani battezzati vanno incoraggiati a non
esitare dinanzi alla ricchezza che ai loro progetti di amore procura il
sacramento del matrimonio, forti del sostegno che ricevono dalla grazia di
Cristo e dalla possibilità di partecipare pienamente alla vita della Chiesa.
I giovani e la paura di sposarsi
65. Molti giovani hanno paura di fallire dinanzi alla prospettiva
matrimoniale, anche a causa di molti casi di fallimento matrimoniale. È perciò
necessario discernere più attentamente le motivazioni profonde della rinuncia e
dello scoraggiamento. È da pensare, infatti, che, in molti casi, quelle
motivazioni abbiano a che fare proprio con la consapevolezza di un obiettivo che
– pur anche apprezzato e persino desiderato – appare sproporzionato a un
ragionevole calcolo delle proprie forze, o con il dubbio insuperabile a
riguardo della costanza dei propri sentimenti. Più che l’insofferenza alla
fedeltà e alla stabilità dell’amore, che rimangono oggetto del desiderio,
spesso è l’ansia – o addirittura l’angoscia – di non poterle assicurare che
induce la rimozione. La difficoltà, di per sé superabile, è chiamata in causa
come prova dell’impossibilità radicale. Inoltre, a volte aspetti di convenienza
sociale e problemi economici connessi alla celebrazione delle nozze influiscono
sulla decisione di non sposarsi.
66. (27) In tal senso, una dimensione
nuova della pastorale familiare odierna consiste nel prestare attenzione alla
realtà dei matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e,
fatte le debite differenze, anche alle convivenze. Quando l’unione raggiunge
una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto
profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare
le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo
verso il sacramento del matrimonio. Molto spesso invece la convivenza si
stabilisce non in vista di un possibile futuro matrimonio, ma senza alcuna
intenzione di stabilire un rapporto istituzionale.
67. (28)
Conforme allo sguardo misericordioso di Gesù, la Chiesa deve accompagnare con
attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e
smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di
una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno
smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta. Consapevoli che la
misericordia più grande è dire la verità con amore, andiamo aldilà della
compassione. L’amore misericordioso, come attrae e unisce, così trasforma ed
eleva. Invita alla conversione. Così nello stesso modo intendiamo
l’atteggiamento del Signore, che non condanna la donna adultera, ma le chiede
di non peccare più (cf. Gv 8,1-11).
La misericordia è verità rivelata
68. Per la Chiesa si tratta di partire dalle situazioni concrete
delle famiglie di oggi, tutte bisognose di misericordia, cominciando da quelle
più sofferenti. Nella misericordia, infatti, risplende la sovranità di Dio, con
cui egli è fedele sempre di nuovo al suo essere, che è amore (cf. 1Gv 4, 8), e
al suo patto. La misericordia è la rivelazione della fedeltà e dell’identità di
Dio con se stesso e così al tempo stesso dimostrazione dell’identità cristiana.
Perciò la misericordia non toglie nulla alla verità. Essa stessa è verità
rivelata ed è strettamente legata con le fondamentali verità della fede –
l’incarnazione, la morte e risurrezione del Signore – e senza di esse cadrebbe
nel nulla. La misericordia è «il centro della rivelazione di Gesù Cristo» (Francesco, bolla Misericordiae vultus, n. 25; Regno-doc. 13,2015,13).
III. La missione della famiglia oggi
Capitolo I
Famiglia ed evangelizzazione
Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti
69. (29) Il dialogo sinodale si è
soffermato su alcune istanze pastorali più urgenti da affidare alla
concretizzazione nelle singole Chiese locali, nella comunione cum Petro et sub Petro. L’annunzio
del Vangelo della famiglia costituisce un’urgenza per la nuova
evangelizzazione. La Chiesa è chiamata ad attuarlo con tenerezza di madre e
chiarezza di maestra (cf. Ef 4,15), in fedeltà alla kenosi misericordiosa del Cristo. La
verità si incarna nella fragilità umana non per condannarla, ma per salvarla
(cf. Gv 3,16-17).
Tenerezza in famiglia – tenerezza di Dio
70. Tenerezza vuol dire dare con gioia e suscitare nell’altro la
gioia di sentirsi amato. Essa si esprime in particolare nel volgersi con
attenzione squisita ai limiti dell’altro, specialmente quando emergono in
maniera evidente. Trattare con delicatezza e rispetto significa curare le
ferite e ridonare speranza, in modo da ravvivare nell’altro la fiducia. La
tenerezza nei rapporti familiari è la virtù quotidiana che aiuta a superare i
conflitti interiori e relazionali. Al riguardo, papa Francesco ci invita a
riflettere: «Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni
difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni
impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno
di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio, tenerezza di
Dio» (Omelia
nella santa messa della notte nella solennità del Natale del Signore, 24.12.2014).
71. (30)
Evangelizzare è responsabilità di tutto il popolo di Dio, ognuno secondo il
proprio ministero e carisma. Senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle
famiglie, Chiese domestiche, l’annunzio, anche se corretto, rischia di essere
incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la nostra società
(cf. Giovanni Paolo II, lett. ap. Novo millennio ineunte, n. 50). I padri sinodali hanno più volte
sottolineato che le famiglie cattoliche in forza della grazia del sacramento
nuziale sono chiamate a essere esse stesse soggetti attivi della pastorale
familiare.
La famiglia soggetto della pastorale
72. La Chiesa deve infondere nelle famiglie un senso di appartenenza
ecclesiale, un senso del «noi» nel quale nessun membro è dimenticato. Tutti
siano incoraggiati a sviluppare le proprie capacità e a realizzare il progetto
della propria vita a servizio del regno di Dio. Ogni famiglia, inserita nel contesto
ecclesiale, riscopra la gioia della comunione con altre famiglie per servire il
bene comune della società, promuovendo una politica, un’economia e una cultura
al servizio della famiglia, anche attraverso l’utilizzo dei social network e dei media.
Si auspica la possibilità di creare piccole
comunità di famiglie come testimoni viventi dei valori evangelici. Si avverte
il bisogno di preparare, formare e responsabilizzare alcune famiglie che
possano accompagnarne altre a vivere cristianamente. Vanno pure ricordate e
incoraggiate le famiglie che si rendono disponibili a vivere la missione ad gentes. Infine, si segnala l’importanza di collegare la pastorale
giovanile con la pastorale familiare.
La liturgia nuziale
73. La preparazione delle nozze occupa per lungo tempo l’attenzione
dei nubendi. Alla celebrazione del matrimonio, preferibilmente da vivere nella
comunità di appartenenza di uno o entrambi i nubendi, occorre conferire la
dovuta attenzione, mettendo in risalto soprattutto il suo carattere propriamente
spirituale ed ecclesiale. Attraverso una partecipazione cordiale e gioiosa, la
comunità cristiana, invocando lo Spirito Santo, accoglie nel suo grembo la
nuova famiglia affinché, come Chiesa domestica, si senta parte della più grande
famiglia ecclesiale.
Frequentemente, il celebrante ha
l’opportunità di rivolgersi a un’assemblea composta da persone che partecipano
poco alla vita ecclesiale o appartengono ad altra confessione cristiana o
comunità religiosa. Pertanto, si tratta di una preziosa occasione di annuncio
del Vangelo della famiglia, che sia capace di suscitare, anche nelle famiglie
presenti, la riscoperta della fede e dell’amore che vengono da Dio. La
celebrazione nuziale è anche occasione propizia di invitare molti alla
celebrazione del sacramento della riconciliazione.
La famiglia opera di Dio
74. (31)
Decisivo sarà porre in risalto il primato della grazia, e quindi le possibilità
che lo Spirito dona nel sacramento. Si tratta di far sperimentare che il
Vangelo della famiglia è gioia che «riempie il cuore e la vita intera», perché
in Cristo siamo «liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore,
dall’isolamento» (Francesco, Evangelii gaudium, n. 1; Regno-doc. 21,2013,641). Alla luce della
parabola del seminatore (cf. Mt 13, 3-9), il nostro compito è di cooperare
nella semina: il resto è opera di Dio. Non bisogna neppure dimenticare che la
Chiesa che predica sulla famiglia è segno di contraddizione.
75. Il primato della grazia si manifesta in pienezza quando la
famiglia rende ragione della propria fede e i coniugi vivono il loro matrimonio
come una vocazione. Al riguardo, si suggerisce di: sostenere e incoraggiare la
testimonianza credente dei coniugi cristiani; attivare solidi percorsi di
crescita della grazia battesimale, soprattutto nella fase giovanile; adottare,
nella predicazione e nella catechesi, un linguaggio simbolico, esperienziale e
significativo, anche mediante incontri e appositi corsi per gli operatori
pastorali, in modo da raggiungere effettivamente i destinatari ed educarli a
invocare e riconoscere la presenza di Dio fra i coniugi uniti nel sacramento,
in uno stato di continua conversione.
Conversione missionaria e linguaggio rinnovato
76. (32)
Per questo si richiede a tutta la Chiesa una conversione missionaria: è
necessario non fermarsi a un annuncio meramente teorico e sganciato dai
problemi reali delle persone. Non va mai dimenticato che la crisi della fede ha
comportato una crisi del matrimonio e della famiglia e, come conseguenza, si è
interrotta spesso la trasmissione della stessa fede dai genitori ai figli.
Dinanzi a una fede forte l’imposizione di alcune prospettive culturali che
indeboliscono la famiglia e il matrimonio non ha incidenza.
77. (33)
La conversione è anche quella del linguaggio perché esso risulti effettivamente
significativo. L’annunzio deve far sperimentare che il Vangelo della famiglia è
risposta alle attese più profonde della persona umana: alla sua dignità e alla
realizzazione piena nella reciprocità, nella comunione e nella fecondità. Non
si tratta soltanto di presentare una normativa ma di proporre valori,
rispondendo al bisogno di essi che si constata oggi anche nei paesi più
secolarizzati.
78. Il messaggio cristiano deve essere annunciato prediligendo un
linguaggio che susciti la speranza. È necessario adottare una comunicazione
chiara e invitante, aperta, che non moralizzi, giudichi e controlli, e renda
testimonianza dell’insegnamento morale della Chiesa, restando
contemporaneamente sensibile alle condizioni delle singole persone.
Poiché su diversi temi il magistero
ecclesiale non viene più compreso da molti, si avverte l’urgenza di un
linguaggio in grado di raggiungere tutti, specialmente i giovani, per
trasmettere la bellezza dell’amore familiare e far comprendere il significato
di termini come donazione, amore coniugale, fecondità e procreazione.
La mediazione culturale
79. Per una trasmissione più appropriata della fede appare necessaria
una mediazione culturale capace di esprimere con coerenza la duplice fedeltà al
Vangelo di Gesù e all’uomo contemporaneo. Come insegnava il beato Paolo VI: «A
noi specialmente, pastori nella Chiesa, incombe la cura di ricreare con audacia
e saggezza, in piena fedeltà al suo contenuto, i modi più adatti e più efficaci
per comunicare il messaggio evangelico agli uomini del nostro tempo» (es. ap. Evangelii nuntiandi, n. 40; EV 5/1633).
Oggi, in modo particolare, è necessario
porre l’accento sull’importanza dell’annuncio gioioso e ottimista delle verità
della fede sulla famiglia, anche avvalendosi di équipe specializzate, esperte in comunicazione, che sappiano tenere in
giusto conto le problematiche derivanti dagli stili di vita odierni.
La parola di Dio fonte di vita spirituale per la famiglia
80. (34)
La parola di Dio è fonte di vita e spiritualità per la famiglia. Tutta la
pastorale familiare dovrà lasciarsi modellare interiormente e formare i membri
della Chiesa domestica mediante la lettura orante e ecclesiale della sacra
Scrittura. La parola di Dio non solo è una buona novella per la vita privata
delle persone, ma anche un criterio di giudizio e una luce per il discernimento
delle diverse sfide con cui si confrontano i coniugi e le famiglie.
81. Alla luce della parola di Dio, che domanda discernimento nelle
situazioni più diverse, la pastorale deve tenere in considerazione che una
comunicazione aperta al dialogo e scevra da pregiudizi è necessaria
particolarmente nei confronti di quei cattolici che in materia di matrimonio e
famiglia non vivono, o non sono in condizione di vivere, in pieno accordo con
l’insegnamento della Chiesa.
La sinfonia delle differenze
82. (35)
Allo stesso tempo molti padri sinodali hanno insistito su un approccio più
positivo alle ricchezze delle diverse esperienze religiose, senza tacere sulle
difficoltà. In queste diverse realtà religiose e nella grande diversità
culturale che caratterizza le nazioni è opportuno apprezzare prima le
possibilità positive e alla luce di esse valutare limiti e carenze.
83. A partire dalla constatazione della pluralità religiosa e
culturale, si auspica che il Sinodo custodisca e valorizzi l’immagine di
«sinfonia delle differenze». È evidenziato come nel suo complesso la pastorale
matrimoniale e familiare necessiti di stimare quegli elementi positivi che
s’incontrano nelle diverse esperienze religiose e culturali, i quali
rappresentano una praeparatio
evangelica. Attraverso l’incontro con le
persone che hanno intrapreso un cammino di consapevolezza e responsabilità
verso gli autentici beni del matrimonio, si potrà stabilire una fattiva
collaborazione per la promozione e la difesa della famiglia.
Famiglia e formazione
La preparazione al matrimonio
84. (36)
Il matrimonio cristiano è una vocazione che si accoglie con un’adeguata
preparazione in un itinerario di fede, con un discernimento maturo, e non va
considerato solo come una tradizione culturale o un’esigenza sociale o
giuridica. Pertanto occorre realizzare percorsi che accompagnino la persona e
la coppia in modo che alla comunicazione dei contenuti della fede si unisca
l’esperienza di vita offerta dall’intera comunità ecclesiale.
85. Per far comprendere la vocazione al matrimonio cristiano è
indispensabile migliorare la preparazione al sacramento, e particolarmente la
catechesi prematrimoniale – talvolta povera di contenuti – che è parte
integrante della pastorale ordinaria. È importante che gli sposi coltivino responsabilmente
la loro fede, basata sull’insegnamento della Chiesa presentato in modo chiaro e
comprensibile.
Anche la pastorale dei nubendi deve
inserirsi nell’impegno generale della comunità cristiana a presentare in modo
adeguato e convincente il messaggio evangelico circa la dignità della persona,
la sua libertà e il rispetto per i diritti umani.
86. Nel cambiamento culturale in atto spesso
vengono presentati, se non imposti, modelli in contrasto con la visione
cristiana della famiglia. Pertanto, i percorsi formativi dovranno offrire
itinerari di educazione che aiutino le persone a esprimere adeguatamente il
proprio desiderio di amore nel linguaggio della sessualità. Nel contesto
culturale e sociale odierno, in cui la sessualità è spesso svincolata da un progetto
di amore autentico, la famiglia, pur rimanendo lo spazio pedagogico
privilegiato, non può essere l’unico luogo di educazione alla sessualità.
Occorre, per questo, strutturare veri e propri percorsi pastorali di supporto
alle famiglie, rivolti sia ai singoli sia alle coppie, con una particolare
attenzione all’età della pubertà e dell’adolescenza, nei quali aiutare a
scoprire la bellezza della sessualità nell’amore.
Viene segnalata in alcuni paesi la presenza
di progetti formativi imposti dall’autorità pubblica che presentano contenuti
in contrasto con la visione propriamente umana e cristiana: rispetto a essi va
affermato con decisione il diritto all’obiezione di coscienza da parte degli
educatori.
La formazione dei futuri presbiteri
87. (37)
È stata ripetutamente richiamata la necessità di un radicale rinnovamento della
prassi pastorale alla luce del Vangelo della famiglia, superando le ottiche
individualistiche che ancora la caratterizzano. Per questo si è più volte
insistito sul rinnovamento della formazione dei presbiteri, dei diaconi, dei
catechisti e degli altri operatori pastorali, mediante un maggiore
coinvolgimento delle stesse famiglie.
88. La famiglia d’origine è il grembo della vocazione sacerdotale,
che si nutre della sua testimonianza. È ampiamente percepito un crescente
bisogno di includere le famiglie, in particolare la presenza femminile, nella
formazione sacerdotale. Si suggerisce che i seminaristi, durante la loro
formazione, vivano dei periodi congrui con la propria famiglia e siano guidati
nel fare esperienze di pastorale familiare e nell’acquisire conoscenza adeguata
della situazione attuale delle famiglie. Si consideri inoltre che alcuni
seminaristi provengono da contesti familiari difficili. La presenza dei laici e
quella delle famiglie, anche nelle realtà di Seminario, è segnalata come
benefica, perché i candidati al sacerdozio comprendano il valore della
comunione tra le diverse vocazioni. Nella formazione al ministero ordinato non
si può tralasciare lo sviluppo affettivo e psicologico, anche partecipando in
modo diretto a percorsi adeguati.
La formazione del clero e degli operatori pastorali
89. Nella formazione permanente del clero e degli operatori pastorali
è auspicabile che si continui a curare con strumenti appropriati la maturazione
della dimensione affettiva e psicologica, che sarà loro indispensabile per
l’accompagnamento pastorale delle famiglie. Si suggerisce che l’Ufficio
diocesano per la famiglia e gli altri uffici pastorali possano intensificare la
loro collaborazione in vista di una più efficace azione pastorale.
Famiglia e istituzioni pubbliche
90. (38)
Si è parimenti sottolineata la necessità di una evangelizzazione che denunzi
con franchezza i condizionamenti culturali, sociali, politici ed economici, come
l’eccessivo spazio dato alla logica del mercato, che impediscono un’autentica
vita familiare, determinando discriminazioni, povertà, esclusioni, violenza.
Per questo va sviluppato un dialogo e una cooperazione con le strutture
sociali, e vanno incoraggiati e sostenuti i laici che si impegnano, come
cristiani, in ambito culturale e socio-politico.
91. Considerando che la famiglia è «la cellula
prima e vitale della società» (Vaticano
II, decr. Apostolicam actuositatem, n. 11; EV 1/955), essa deve riscoprire la sua vocazione
a sostegno del vivere sociale in tutti i suoi aspetti. È indispensabile che le
famiglie, attraverso il loro aggregarsi, trovino le modalità per interagire con
le istituzioni politiche, economiche e culturali, al fine di edificare una
società più giusta.
La collaborazione con le istituzioni
pubbliche non sempre si rivela agevole in tutti i contesti. Infatti, il
concetto di famiglia di molte istituzioni non coincide con quello cristiano o
col suo senso naturale. I fedeli vivono a contatto con modelli antropologici
diversi, che spesso influiscono e modificano radicalmente il loro modo di
pensare.
Le associazioni familiari e i movimenti
cattolici dovrebbero lavorare in modo congiunto, al fine di portare
all’attenzione delle istituzioni sociali e politiche le reali istanze della
famiglia e di denunciare quelle pratiche che ne compromettono la stabilità.
L’impegno socio-politico in favore della famiglia
92. I cristiani devono impegnarsi in modo diretto nel contesto
socio-politico, partecipando attivamente ai processi decisionali e portando nel
dibattito istituzionale le istanze della dottrina sociale della Chiesa. Tale
impegno favorirebbe lo sviluppo di programmi adeguati per aiutare i giovani e
le famiglie bisognose, a rischio di isolamento sociale e di esclusione.
Nei diversi contesti nazionali e
internazionali è utile riproporre la Carta dei diritti della famiglia, mettendone in evidenza il collegamento con la Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo.
Indigenza e rischio di usura
93. Tra le diverse famiglie che versano in condizioni di indigenza
economica, a causa della disoccupazione o della precarietà lavorativa, del
numero elevato di figli o della mancanza di assistenza socio-sanitaria, non di
rado accade che alcuni non potendo accedere al credito, si trovino a essere
vittime dell’usura. A tale riguardo, si suggerisce di creare strutture
economiche di sostegno adeguato per aiutare tali famiglie.
Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio
94. (39)
La complessa realtà sociale e le sfide che la famiglia oggi è chiamata ad
affrontare richiedono un impegno maggiore di tutta la comunità cristiana per la
preparazione dei nubendi al matrimonio. È necessario ricordare l’importanza
delle virtù. Tra esse la castità risulta condizione preziosa per la crescita
genuina dell’amore interpersonale. Riguardo a questa necessità i padri sinodali
sono stati concordi nel sottolineare l’esigenza di un maggiore coinvolgimento
dell’intera comunità privilegiando la testimonianza delle stesse famiglie,
oltre che di un radicamento della preparazione al matrimonio nel cammino di
iniziazione cristiana, sottolineando il nesso del matrimonio con il battesimo e
gli altri sacramenti. Si è parimenti evidenziata la necessità di programmi specifici
per la preparazione prossima al matrimonio che siano vera esperienza di
partecipazione alla vita ecclesiale e approfondiscano i diversi aspetti della
vita familiare.
95. Si auspica un ampliamento dei temi formativi negli itinerari
prematrimoniali, così che questi diventino dei percorsi di educazione alla fede
e all’amore. Essi dovrebbero assumere la fisionomia di un cammino orientato al
discernimento vocazionale personale e di coppia. A tale scopo occorre creare
una migliore sinergia tra i vari ambiti pastorali – giovanile, familiare,
catechesi, movimenti e associazioni –, tale da qualificare l’itinerario
formativo in senso maggiormente ecclesiale.
Da più voci si ribadisce l’esigenza di un
rinnovamento della pastorale della famiglia nel quadro di una pastorale
d’insieme, capace di abbracciare tutte le fasi della vita con una formazione
completa, che comprenda l’esperienza e il valore della testimonianza. I
percorsi di preparazione al matrimonio siano proposti anche da coppie sposate
in grado di accompagnare i nubendi prima delle nozze e nei primi anni di vita
matrimoniale, valorizzando così la ministerialità coniugale.
Accompagnare i primi anni della vita matrimoniale
96. (40)
I primi anni di matrimonio sono un periodo vitale e delicato durante il quale
le coppie crescono nella consapevolezza delle sfide e del significato del
matrimonio. Di qui l’esigenza di un accompagnamento pastorale che continui dopo
la celebrazione del sacramento (cf. Familiaris
consortio, parte
III). Risulta di grande importanza in questa pastorale la presenza di coppie di
sposi con esperienza. La parrocchia è considerata come il luogo dove coppie
esperte possono essere messe a disposizione di quelle più giovani, con
l’eventuale concorso di associazioni, movimenti ecclesiali e nuove comunità.
Occorre incoraggiare gli sposi a un atteggiamento fondamentale di accoglienza
del grande dono dei figli. Va sottolineata l’importanza della spiritualità
familiare, della preghiera e della partecipazione all’eucaristia domenicale,
incoraggiando le coppie a riunirsi regolarmente per promuovere la crescita
della vita spirituale e la solidarietà nelle esigenze concrete della vita.
Liturgie, pratiche devozionali e eucaristie celebrate per le famiglie,
soprattutto nell’anniversario del matrimonio, sono state menzionate come vitali
per favorire l’evangelizzazione attraverso la famiglia.
97. Non di rado, nei primi anni di vita coniugale, avviene una certa
introversione della coppia, con la conseguenza dell’isolamento dal contesto
sociale. Per tale ragione, occorre far sentire la vicinanza della comunità ai
giovani sposi. È unanime la convinzione che la condivisione di esperienze di
vita matrimoniale aiuti le nuove famiglie a maturare una maggiore
consapevolezza della bellezza e delle sfide del matrimonio. Il consolidamento
della rete relazionale tra le coppie e la creazione di legami significativi è
necessario per la maturazione della dimensione familiare. Poiché spesso sono principalmente
i movimenti e i gruppi ecclesiali a offrire e a garantire tali momenti di
crescita e di formazione, si auspica che soprattutto a livello diocesano si
moltiplichino gli sforzi volti ad accompagnare in maniera costante i giovani
sposi.
Capitolo III
Famiglia e accompagnamento ecclesiale
Cura pastorale di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze
98. (41)
Mentre continua ad annunciare e promuovere il matrimonio cristiano, il Sinodo
incoraggia anche il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non
vivono più questa realtà. È importante entrare in dialogo pastorale con tali
persone al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che possono
condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza.
I pastori devono identificare elementi che possono favorire l’evangelizzazione
e la crescita umana e spirituale. Una sensibilità nuova della pastorale
odierna, consiste nel cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni
civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze. Occorre che nella
proposta ecclesiale, pur affermando con chiarezza il messaggio cristiano,
indichiamo anche elementi costruttivi in quelle situazioni che non
corrispondono ancora o non più a esso.
99. Il sacramento del matrimonio, come unione fedele e indissolubile
tra un uomo e una donna chiamati ad accogliersi reciprocamente e ad accogliere
la vita, è una grande grazia per la famiglia umana. La Chiesa ha il dovere e la
missione di annunciare questa grazia a ogni persona e in ogni contesto. Essa
deve essere anche capace di accompagnare quanti vivono il matrimonio civile o
la convivenza nella graduale scoperta dei germi del Verbo che vi si trovano
nascosti, per valorizzarli, fino alla pienezza dell’unione sacramentale.
In cammino verso il sacramento nuziale
100. (42) È stato anche notato che in
molti paesi un «crescente numero di coppie convivono ad experimentum, senza
alcun matrimonio né canonico, né civile» (III Assemblea
generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, Instrumentum laboris, n. 81; Regno-doc. Supplemento 13,2014,458).
In alcuni paesi questo avviene specialmente nel matrimonio tradizionale,
concertato tra famiglie e spesso celebrato in diverse tappe. In altri paesi
invece è in continua crescita il numero di coloro che dopo aver vissuto insieme
per lungo tempo chiedono la celebrazione del matrimonio in chiesa. La semplice
convivenza è spesso scelta a causa della mentalità generale contraria alle
istituzioni e agli impegni definitivi, ma anche per l’attesa di una sicurezza
esistenziale (lavoro e salario fisso). In altri paesi, infine, le unioni di
fatto sono molto numerose, non solo per il rigetto dei valori della famiglia e
del matrimonio, ma soprattutto per il fatto che sposarsi è percepito come un
lusso, per le condizioni sociali, così che la miseria materiale spinge a vivere
unioni di fatto.
101. (43)
Tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di
trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della
famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle e accompagnarle con
pazienza e delicatezza. A questo scopo è importante la testimonianza attraente
di autentiche famiglie cristiane, come soggetti dell’evangelizzazione della
famiglia.
102. La scelta del matrimonio civile o, in diversi casi, della
convivenza molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti
dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti. In molte
circostanze, la decisione di vivere insieme è segno di una relazione che vuole
strutturarsi e aprirsi a una prospettiva di pienezza. Questa volontà, che si
traduce in un legame duraturo, affidabile e aperto alla vita può considerarsi
una condizione su cui innestare un cammino di crescita aperto alla possibilità
del matrimonio sacramentale: un bene possibile che deve essere annunciato come
dono che arricchisce e fortifica la vita coniugale e familiare, piuttosto che
come un ideale difficile da realizzare.
103. Per far fronte a questa necessità pastorale,
la comunità cristiana, soprattutto a livello locale, s’impegni a rafforzare lo
stile di accoglienza che le è proprio. Attraverso la dinamica pastorale delle
relazioni personali è possibile dare concretezza a una sana pedagogia che,
animata dalla grazia e in modo rispettoso, favorisca l’apertura graduale delle
menti e dei cuori alla pienezza del piano di Dio. In questo ambito svolge un
ruolo importante la famiglia cristiana che testimonia con la vita la verità del
Vangelo.
Curare le famiglie ferite
(separati, divorziati non risposati,
divorziati risposati, famiglie monoparentali)
104. (44) Quando gli sposi
sperimentano problemi nelle loro relazioni, devono poter contare sull’aiuto e
l’accompagnamento della Chiesa. La pastorale della carità e la misericordia
tendono al recupero delle persone e delle relazioni. L’esperienza mostra che
con un aiuto adeguato e con l’azione di riconciliazione della grazia una grande
percentuale di crisi matrimoniali si superano in maniera soddisfacente. Saper perdonare
e sentirsi perdonati è un’esperienza fondamentale nella vita familiare. Il
perdono tra gli sposi permette di sperimentare un amore che è per sempre e non
passa mai (cf. 1 Cor 13,8). A volte risulta difficile, però, per chi ha
ricevuto il perdono di Dio avere la forza per offrire un perdono autentico che
rigeneri la persona.
Il perdono in famiglia
105. Nell’ambito delle relazioni familiari la
necessità della riconciliazione è praticamente quotidiana, a causa di vari
motivi. Le incomprensioni dovute alle relazioni con le famiglie di origine; il
conflitto tra abitudini radicate diverse; la divergenza circa l’educazione dei
figli; l’ansia per le difficoltà economiche; la tensione che sorge a seguito
della perdita del lavoro: ecco alcuni dei motivi correnti che generano
conflitti, per superare i quali occorre una continua disponibilità a
comprendere le ragioni dell’altro e a perdonarsi reciprocamente. La faticosa
arte della ricomposizione della relazione necessita non solo del sostegno della
grazia, ma anche della disponibilità a chiedere aiuto esterno. A questo
proposito la comunità cristiana deve rivelarsi veramente pronta.
Nei casi più
dolorosi, come quello del tradimento coniugale, è necessaria una vera e propria
opera di riparazione alla quale rendersi disponibili. Un patto infranto può
essere ristabilito: a questa speranza occorre educarsi fin dalla preparazione
al matrimonio.
Va qui ricordata l’importanza dell’azione
dello Spirito Santo nella cura delle persone e delle famiglie ferite e la necessità
di cammini spirituali accompagnati da ministri esperti. È vero, infatti, che lo
Spirito, «che viene chiamato dalla Chiesa “luce delle coscienze”, penetra e
riempie “la profondità dei cuori” umani. Mediante una tale conversione nello
Spirito Santo, l’uomo si apre al perdono» (Giovanni
Paolo II, lett. enc. Dominum
et vivificantem, n. 45; EV 10/563).
«Il grande fiume della misericordia»
106. (45) Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali
coraggiose. Riconfermando con forza la fedeltà al Vangelo della famiglia e
riconoscendo che separazione e divorzio sono sempre una ferita che provoca
profonde sofferenze ai coniugi che li vivono e ai figli, i padri sinodali hanno
avvertito l’urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano dall’effettiva
realtà delle fragilità familiari, sapendo che esse, spesso, sono più “subite”
con sofferenza che scelte in piena libertà. Si tratta di situazioni diverse per
fattori sia personali che culturali e socio-economici. Occorre uno sguardo
differenziato come san Giovanni Paolo II suggeriva (cf. Familiaris consortio, 84).
107. Prendersi cura delle famiglie ferite e far sperimentare loro
l’infinita misericordia di Dio è da tutti considerato un principio
fondamentale. È però differenziato l’atteggiamento nei confronti delle persone
coinvolte. Da un lato, c’è chi ritiene necessario incoraggiare quanti vivono
unioni non matrimoniali a intraprendere la strada del ritorno. Dall’altro lato,
c’è chi sorregge tali persone invitandole a guardare avanti, a uscire dalla prigione
della rabbia, della delusione, del dolore e della solitudine per rimettersi in
cammino. Certamente, affermano altri, quest’arte dell’accompagnamento richiede
un discernimento prudente e misericordioso, nonché la capacità di cogliere nel
concreto la diversità delle singole situazioni.
108. Non si dimentichi che l’esperienza del fallimento matrimoniale è
sempre una sconfitta, per tutti. Perciò, dopo la presa di coscienza delle
proprie responsabilità, ognuno ha bisogno di ritrovare fiducia e speranza. Tutti
hanno necessità di dare e ricevere misericordia. Va comunque promossa la
giustizia nei confronti di tutte le parti coinvolte nel fallimento matrimoniale
(coniugi e figli).
La Chiesa ha il dovere di chiedere ai
coniugi separati e divorziati di trattarsi con rispetto e misericordia,
soprattutto per il bene dei figli, ai quali non procurare ulteriore sofferenza.
Alcuni richiedono che anche la Chiesa dimostri un analogo atteggiamento nei
confronti di coloro che hanno infranto l’unione. «Dal cuore della Trinità,
dall’intimo più profondo del mistero di Dio, sgorga e scorre senza sosta il
grande fiume della misericordia. Questa fonte non potrà mai esaurirsi, per
quanti siano quelli che vi si accostano. Ogni volta che ognuno ne avrà bisogno,
potrà accedere a essa, perché la misericordia di Dio è senza fine» (Francesco, Misericordiae vultus, n. 25; Regno-doc. 13,2015,13).
L’arte dell’accompagnamento
109. (46) Ogni famiglia va innanzitutto ascoltata con rispetto e amore
facendosi compagni di cammino come il Cristo con i discepoli sulla strada di
Emmaus. Valgono in maniera particolare per queste situazioni le parole di papa
Francesco: «La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e
laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a
togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf. Es 3,5). Dobbiamo
dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo
rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e
incoraggi a maturare nella vita cristiana» (Evangelii gaudium, n. 169; Regno-doc.
21,2013,673).
110. Molti hanno apprezzato il riferimento dei padri sinodali
all’immagine di Gesù che si accompagna ai discepoli di Emmaus. Stare vicino
alla famiglia come compagna di cammino significa, per la Chiesa, assumere un
atteggiamento sapiente e differenziato. A volte, occorre rimanere accanto e
ascoltare in silenzio; altre, porsi davanti per indicare la via su cui
procedere; altre ancora, stare dietro per sostenere e incoraggiare. La Chiesa
fa proprie, in un’affettuosa condivisione, le gioie e le speranze, i dolori e
le angosce di ogni famiglia.
111. Si rileva che in quest’ambito della pastorale familiare il
sostegno maggiore è offerto dai movimenti e dalle associazioni ecclesiali, in
cui la dimensione comunitaria è maggiormente sottolineata e vissuta. Al tempo
stesso, è importante anche preparare specificatamente i sacerdoti a questo
ministero della consolazione e della cura. Da più parti giunge l’invito a
istituire centri specializzati dove sacerdoti e/o religiosi imparino a
prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle ferite, e si impegnino
ad accompagnare il loro cammino nella comunità cristiana, la quale non sempre è
preparata a sostenere questo compito in modo adeguato.
I separati e i divorziati fedeli al vincolo
112. (47)
Un particolare discernimento è indispensabile per accompagnare pastoralmente i
separati, i divorziati, gli abbandonati. Va accolta e valorizzata soprattutto
la sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione, il
divorzio o l’abbandono, oppure sono stati costretti dai maltrattamenti del
coniuge a rompere la convivenza. Il perdono per l’ingiustizia subita non è
facile, ma è un cammino che la grazia rende possibile. Di qui la necessità di
una pastorale della riconciliazione e della mediazione attraverso anche centri
di ascolto specializzati da stabilire nelle diocesi. Parimenti va sempre sottolineato
che è indispensabile farsi carico in maniera leale e costruttiva delle
conseguenze della separazione o del divorzio sui figli, in ogni caso vittime
innocenti della situazione. Essi non possono essere un «oggetto» da contendersi
e vanno cercate le forme migliori perché possano superare il trauma della
scissione familiare e crescere in maniera il più possibile serena. In ogni caso
la Chiesa dovrà sempre mettere in rilievo l’ingiustizia che deriva molto spesso
dalla situazione di divorzio. Speciale attenzione va data all’accompagnamento
delle famiglie monoparentali, in maniera particolare vanno aiutate le donne che
devono portare da sole la responsabilità della casa e l’educazione dei figli.
Dio non abbandona mai
113. Da diverse parti si fa presente che l’atteggiamento
misericordioso verso coloro la cui relazione matrimoniale si è infranta domanda
di prestare attenzione ai differenti aspetti oggettivi e soggettivi che ne
hanno determinato la rottura. Molte voci mettono in evidenza che il dramma
della separazione spesso giunge alla fine di lunghi periodi di conflittualità
che, nel caso in cui ci siano figli, hanno prodotto ancor maggiori sofferenze.
A ciò segue l’ulteriore prova della solitudine in cui si viene a trovare il
coniuge che è stato abbandonato o che ha avuto la forza di interrompere una
convivenza caratterizzata da continui e gravi maltrattamenti subiti. Si tratta
di situazioni per le quali si attende una particolare cura da parte della
comunità cristiana, specie nei confronti delle famiglie monoparentali, in cui
talvolta sorgono problemi economici a causa di un lavoro precario, della
difficoltà per il mantenimento dei figli, della mancanza di una casa.
La condizione di coloro che non
intraprendono una nuova unione, rimanendo fedeli al vincolo, merita tutto
l’apprezzamento e il sostegno da parte della Chiesa, che ha il dovere di
mostrare loro il volto di un Dio che non abbandona mai ed è sempre capace di
ridonare forza e speranza.
Lo snellimento delle procedure
e la
rilevanza della fede nelle cause di nullità
114. (48)
Un grande numero dei padri ha sottolineato la necessità di rendere più
accessibili e agili, possibilmente del tutto gratuite, le procedure per il
riconoscimento dei casi di nullità. Tra le proposte sono stati indicati: il
superamento della necessità della doppia sentenza conforme; la possibilità di
determinare una via amministrativa sotto la responsabilità del vescovo
diocesano; un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria. Alcuni
padri tuttavia si dicono contrari a queste proposte perché non garantirebbero
un giudizio affidabile. Va ribadito che in tutti questi casi si tratta
dell’accertamento della verità sulla validità del vincolo. Secondo altre
proposte, andrebbe poi considerata la possibilità di dare rilevanza al ruolo
della fede dei nubendi in ordine alla validità del sacramento del matrimonio,
tenendo fermo che tra battezzati tutti i matrimoni validi sono sacramento.
115. Si rileva un ampio consenso sull’opportunità di rendere più
accessibili e agili, possibilmente gratuite, le procedure per il riconoscimento
dei casi di nullità matrimoniale.
Quanto alla gratuità, alcuni suggeriscono
di istituire nelle diocesi un servizio stabile di consulenza gratuita. Circa la
doppia sentenza conforme, larga è la convergenza in ordine al suo superamento,
fatta salva la possibilità di ricorso da parte del difensore del vincolo o di
una delle parti. Viceversa, non riscuote unanime consenso la possibilità di un
procedimento amministrativo sotto la responsabilità del vescovo diocesano,
poiché alcuni ne rilevano aspetti problematici. Diversamente, c’è maggiore
accordo sulla possibilità di un processo canonico sommario nei casi di nullità
patente.
Riguardo alla rilevanza della fede
personale dei nubendi per la validità del consenso, si rileva una convergenza
sull’importanza della questione e una varietà di approcci nell’approfondimento.
La preparazione degli operatori
e l’incremento dei tribunali
116. (49)
Circa le cause matrimoniali lo snellimento della procedura, richiesto da molti,
oltre alla preparazione di sufficienti operatori, chierici e laici con
dedizione prioritaria, esige di sottolineare la responsabilità del vescovo
diocesano, il quale nella sua diocesi potrebbe incaricare dei consulenti
debitamente preparati che possano gratuitamente consigliare le parti sulla
validità del loro matrimonio. Tale funzione può essere svolta da un ufficio o
persone qualificate (cf. Pontificio
consiglio per i testi legislativi, istr. Dignitas connubii, art. 113, 1).
117. Si avanza la proposta che in ogni diocesi siano garantiti, in
maniera gratuita, i servizi di informazione, consulenza e mediazione collegati
alla pastorale familiare, specialmente a disposizione di persone separate o di
coppie in crisi. Un servizio così qualificato aiuterebbe le persone a
intraprendere il percorso giudiziale, che nella storia della Chiesa risulta
essere la via di discernimento più accreditata per verificare la reale validità
del matrimonio. Inoltre, da diverse parti, si richiede un incremento e un
maggior decentramento dei tribunali ecclesiastici, dotandoli di personale
qualificato e competente.
Linee pastorali comuni
118. (50)
Le persone divorziate ma non risposate, che spesso sono testimoni della fedeltà
matrimoniale, vanno incoraggiate a trovare nell’eucaristia il cibo che le
sostenga nel loro stato. La comunità locale e i pastori devono accompagnare
queste persone con sollecitudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la
loro situazione di povertà.
119. Secondo diverse voci, l’attenzione ai casi concreti va coniugata
con la necessità di promuovere linee pastorali comuni. La loro mancanza
contribuisce ad accrescere la confusione e la divisione, e produce una
bruciante sofferenza in quanti vivono il fallimento del matrimonio, i quali
talvolta si sentono ingiustamente giudicati. Ad esempio, si riscontra che
taluni fedeli separati, che non vivono in una nuova unione, ritengono
peccaminosa la separazione stessa, astenendosi così dal ricevere i sacramenti.
Inoltre, si danno casi di divorziati risposati civilmente che, trovandosi a
vivere in continenza per svariate ragioni, non sanno che possono accostarsi ai
sacramenti in un luogo in cui non sia nota la loro condizione. Ci sono poi
situazioni di unioni irregolari di persone che in foro interno hanno scelto la
via della continenza e possono perciò accedere ai sacramenti, avendo cura di
non suscitare scandalo. Si tratta di esempi che confermano la necessità di
offrire indicazioni chiare da parte della Chiesa, affinché i suoi figli, che si
trovano in situazioni particolari, non si sentano discriminati.
L’integrazione dei divorziati risposati
civilmente nella comunità cristiana
120. (51)
Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e
un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento
che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro partecipazione alla
vita della comunità. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un
indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità
matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità.
121. Si richiede da molte parti che l’attenzione e l’accompagnamento
nei confronti dei divorziati risposati civilmente si orientino verso una sempre
maggiore loro integrazione nella vita della comunità cristiana, tenendo conto
della diversità delle situazioni di partenza. Fermi restando i suggerimenti di Familiaris consortio n. 84, vanno ripensate le forme di esclusione attualmente
praticate nel campo liturgico-pastorale, in quello educativo e in quello
caritativo. Dal momento che questi fedeli non sono fuori della Chiesa, si
propone di riflettere sulla opportunità di far cadere queste esclusioni.
Inoltre, sempre per favorire una loro maggiore integrazione nella comunità
cristiana, occorre rivolgere un’attenzione specifica ai loro figli, dato
l’insostituibile ruolo educativo dei genitori, in ragione del preminente
interesse del minore.
È bene che questi cammini di integrazione
pastorale dei divorziati risposati civilmente siano preceduti da un opportuno
discernimento da parte dei pastori circa l’irreversibilità della situazione e
la vita di fede della coppia in nuova unione, vengano accompagnati da una
sensibilizzazione della comunità cristiana in ordine all’accoglienza delle
persone interessate e vadano a realizzarsi secondo una legge di gradualità (cf.
Familiaris consortio, n. 34), rispettosa della maturazione delle coscienze.
La via penitenziale
122. (52) Si è riflettuto sulla
possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della penitenza
e dell’eucaristia. Diversi padri sinodali hanno insistito a favore della
disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione
all’eucaristia e la comunione con la Chiesa e il suo insegnamento sul
matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un’accoglienza non
generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari e a
condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e
legati a obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze
ingiuste. L’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un
cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano. Va ancora
approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione
oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che «l’imputabilità e la
responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate» da diversi
«fattori psichici oppure sociali» (Catechismo Chiesa cattolica 1735).
123. Per affrontare la tematica suddetta, c’è un comune accordo sulla
ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto
l’autorità del vescovo, per i fedeli divorziati risposati civilmente, che si
trovano in situazione di convivenza irreversibile. In riferimento a Familiaris consortio n. 84, si suggerisce un percorso di presa di coscienza del
fallimento e delle ferite da esso prodotte, con pentimento, verifica
dell’eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e
decisione di vivere in continenza.
Altri, per via penitenziale intendono un
processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento
vissuto, accompagnato da un presbitero a ciò deputato. Questo processo dovrebbe
condurre l’interessato a un giudizio onesto sulla propria condizione, in cui
anche lo stesso presbitero possa maturare una sua valutazione per poter far uso
della potestà di legare e di sciogliere in modo adeguato alla situazione.
In ordine all’approfondimento circa la
situazione oggettiva di peccato e l’imputabilità morale, alcuni suggeriscono di
tenere in considerazione la Lettera
ai vescovi della Chiesa cattolica circa la recezione della comunione
eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati della Congregazione per la dottrina della fede (14.9.1994) e la Dichiarazione circa
l’ammissibilità alla santa comunione dei divorziati risposati del Pontificio consiglio per i testi legislativi (24.6.2000).
La partecipazione spirituale
alla comunione ecclesiale
124. (53)
Alcuni padri hanno sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi
possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri padri si sono
domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale. Viene
quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di far emergere
la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del
matrimonio.
125. Il cammino ecclesiale di incorporazione a Cristo, iniziato col
battesimo, anche per i fedeli divorziati e risposati civilmente si attua per
gradi attraverso la conversione continua. In questo percorso diverse sono le
modalità con cui essi sono invitati a conformare la loro vita al Signore Gesù,
che con la Sua grazia li custodisce nella comunione ecclesiale. Come suggerisce
ancora Familiaris
consortio n. 84, tra queste forme di
partecipazione si raccomandano l’ascolto della parola di Dio, la partecipazione
alla celebrazione eucaristica, la perseveranza nella preghiera, le opere di
carità, le iniziative comunitarie in favore della giustizia, l’educazione dei
figli nella fede, lo spirito di penitenza, il tutto sostenuto dalla preghiera e
dalla testimonianza accogliente della Chiesa. Frutto di tale partecipazione è
la comunione del credente con la comunità tutta, espressione della reale
inserzione nel corpo ecclesiale di Cristo. Per ciò che concerne la comunione
spirituale, occorre ricordare che essa presuppone la conversione e lo stato di
grazia ed è connessa con la comunione sacramentale.
Matrimoni misti e con disparità di culto
126. (54)
Le problematiche relative ai matrimoni misti sono ritornate sovente negli
interventi dei padri sinodali. La diversità della disciplina matrimoniale delle
Chiese ortodosse pone in alcuni contesti problemi sui quali è necessario
riflettere in ambito ecumenico. Analogamente per i matrimoni interreligiosi
sarà importante il contributo del dialogo con le religioni.
127. I matrimoni misti e i matrimoni con disparità di culto presentano
aspetti di criticità molteplici e di non facile soluzione, non tanto a livello
normativo quanto a livello pastorale. Si vedano, ad esempio, la problematica
dell’educazione religiosa dei figli; la partecipazione alla vita liturgica del
coniuge, nel caso di matrimoni misti con battezzati di altre confessioni
cristiane; la condivisione di esperienze spirituali con il coniuge appartenente
ad altra religione o anche non credente in ricerca. Occorrerebbe, perciò,
elaborare un codice di buona condotta, in modo che nessun coniuge sia
d’ostacolo al cammino di fede dell’altro. Per questo, al fine di affrontare in
modo costruttivo le diversità in ordine alla fede, è necessario rivolgere
un’attenzione particolare alle persone che si uniscono in tali matrimoni, non
solo nel periodo precedente alle nozze.
128. Alcuni suggeriscono che i matrimoni misti siano considerati tra i
casi di «grave necessità» nei quali è possibile a battezzati fuori della piena
comunione con la Chiesa cattolica, che condividono però con essa la fede circa
l’eucaristia, essere ammessi alla ricezione di tale sacramento in mancanza dei
propri pastori (cf. Giovanni Paolo II,
lett. enc. Ecclesia
de eucharistia, nn. 45-46; Pontificio consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani, Direttorio per l’applicazione dei principi e delle
norme per l’ecumenismo, nn. 122-128),
tenendo conto anche dei criteri propri della comunità ecclesiale alla quale
appartengono.
La peculiarità della tradizione ortodossa
129. Il riferimento che alcuni fanno alla prassi matrimoniale delle
Chiese ortodosse deve tener conto della diversità di concezione teologica delle
nozze. Nell’Ortodossia c’è la tendenza a ricondurre la prassi di benedire le
seconde unioni alla nozione di «economia» (oikonomia),
intesa come condiscendenza pastorale nei confronti dei matrimoni falliti, senza
mettere in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unicità
del matrimonio. Questa benedizione è di per sé una celebrazione penitenziale per
invocare la grazia dello Spirito Santo, affinché sani la debolezza umana e
riconduca i penitenti alla comunione con la Chiesa.
L’attenzione pastorale
verso le persone con tendenza omosessuale
130. (55)
Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con
orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione
pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto
insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie,
neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e
la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono
essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni
marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione
per la dottrina della fede, Considerazioni
circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, n. 4).
131. Si ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria
tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e
delicatezza, sia nella Chiesa che nella società. Sarebbe auspicabile che i
progetti pastorali diocesani riservassero una specifica attenzione
all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza
omosessuale e di queste stesse persone.
132. (56)
È del tutto inaccettabile che i pastori della Chiesa subiscano delle pressioni
in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti
finanziari ai paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il
«matrimonio» fra persone dello stesso sesso.
IV. Famiglia, generatività, educazione
La trasmissione della vita e la sfida della denatalità
133. (57) Non è difficile constatare il
diffondersi di una mentalità che riduce la generazione della vita a una
variabile della progettazione individuale o di coppia. I fattori di ordine
economico esercitano un peso talvolta determinante contribuendo al forte calo
della natalità che indebolisce il tessuto sociale, compromette il rapporto tra
le generazioni e rende più incerto lo sguardo sul futuro. L’apertura alla vita
è esigenza intrinseca dell’amore coniugale. In questa luce, la Chiesa sostiene
le famiglie che accolgono, educano e circondano del loro affetto i figli
diversamente abili.
134. Si è fatto presente che occorre continuare a divulgare i
documenti del magistero della Chiesa che promuovono la cultura della vita di
fronte alla sempre più diffusa cultura di morte. Si sottolinea l’importanza di
alcuni centri che fanno ricerca sulla fertilità e infertilità umana, i quali
favoriscono il dialogo tra bioeticisti cattolici e scienziati delle tecnologie
biomediche. La pastorale familiare dovrebbe maggiormente coinvolgere gli
specialisti cattolici in materia biomedica nei percorsi di preparazione al
matrimonio e nell’accompagnamento dei coniugi.
135. Urge che i cristiani impegnati in politica promuovano scelte
legislative adeguate e responsabili in ordine alla promozione e alla difesa della
vita. Come la voce della Chiesa si fa sentire a livello socio-politico su
questi temi, così è necessario che si moltiplichino gli sforzi per entrare in
concertazione con gli organismi internazionali e nelle istanze decisionali
politiche, al fine di promuovere il rispetto della vita umana dal concepimento
fino alla morte naturale, con particolare cura delle famiglie con figli
diversamente abili.
La responsabilità generativa
136. (58) Anche in questo ambito
occorre partire dall’ascolto delle persone e dar ragione della bellezza e della
verità di una apertura incondizionata alla vita come ciò di cui l’amore umano
ha bisogno per essere vissuto in pienezza. È su questa base che può poggiare un
adeguato insegnamento circa i metodi naturali per la procreazione responsabile.
Esso aiuta a vivere in maniera armoniosa e consapevole la comunione tra i
coniugi, in tutte le sue dimensioni, insieme alla responsabilità generativa. Va
riscoperto il messaggio dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, che sottolinea il bisogno
di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di
regolazione della natalità. L’adozione di bambini, orfani e abbandonati,
accolti come propri figli, è una forma specifica di apostolato familiare (cf. Apostolicam actuositatem, n. 11), più
volte richiamata e incoraggiata dal magistero (cf. Familiaris consortio, n. 41; Giovanni Paolo II, lett. enc. Evangelium vitae, n. 93). La
scelta dell’adozione e dell’affido esprime una particolare fecondità
dell’esperienza coniugale, non solo quando questa è segnata dalla sterilità.
Tale scelta è segno eloquente dell’amore familiare, occasione per testimoniare
la propria fede e restituire dignità filiale a chi ne è stato privato.
137. Tenendo presente la ricchezza di sapienza contenuta nella Humanae vitae, in relazione alle questioni da essa trattate emergono due poli
da coniugare costantemente. Da una parte, il ruolo della coscienza intesa come
voce di Dio che risuona nel cuore umano educato ad ascoltarla; dall’altra,
l’indicazione morale oggettiva, che impedisce di considerare la generatività
una realtà su cui decidere arbitrariamente, prescindendo dal disegno divino
sulla procreazione umana. Quando prevale il riferimento al polo soggettivo, si
rischiano facilmente scelte egoistiche; nell’altro caso, la norma morale viene
avvertita come un peso insopportabile, non rispondente alle esigenze e alle
possibilità della persona. La coniugazione dei due aspetti, vissuta con
l’accompagnamento di una guida spirituale competente, potrà aiutare i coniugi a
fare scelte pienamente umanizzanti e conformi alla volontà del Signore.
Adozione e affido
138. Per dare una famiglia a tanti bambini abbandonati, molti hanno
richiesto di mettere maggiormente in risalto l’importanza dell’adozione e
dell’affido. Al riguardo si è evidenziata la necessità di affermare che
l’educazione di un figlio deve basarsi sulla differenza sessuale, così come la
procreazione. Quindi, anch’essa ha il suo fondamento nell’amore coniugale tra
un uomo e una donna, che costituisce la base indispensabile per la formazione
integrale del bambino.
A fronte di quelle situazioni in cui il
figlio è voluto talvolta «per sé stessi» e in qualsiasi modo – come fosse un
prolungamento dei propri desideri –, l’adozione e l’affido rettamente intesi mostrano
un aspetto importante della genitorialità e della figliolanza, in quanto
aiutano a riconoscere che i figli, sia naturali sia adottivi o affidati, sono
«altro da sé» e occorre accoglierli, amarli, prendersene cura e non solo
«metterli al mondo».
Partendo da questi presupposti, la realtà
dell’adozione e dell’affido va valorizzata e approfondita, anche all’interno
della teologia del matrimonio e della famiglia.
La vita umana mistero intangibile
139. (59)
Occorre aiutare a vivere l’affettività, anche nel legame coniugale, come un
cammino di maturazione, nella sempre più profonda accoglienza dell’altro e in
una donazione sempre più piena. Va ribadita in tal senso la necessità di
offrire cammini formativi che alimentino la vita coniugale e l’importanza di un
laicato che offra un accompagnamento fatto di testimonianza viva. È di grande
aiuto l’esempio di un amore fedele e profondo fatto di tenerezza, di rispetto,
capace di crescere nel tempo e che nel suo concreto aprirsi alla generazione
della vita fa l’esperienza di un mistero che ci trascende.
140. La vita è dono di Dio e mistero che ci trascende. Per questo, non
si devono in alcun modo «scartarne» gli inizi e lo stadio terminale. Al
contrario, è necessario assicurare a queste fasi una speciale attenzione. Oggi,
troppo facilmente «si considera l’essere umano in se stesso come un bene di
consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello
“scarto” che, addirittura, viene promossa» (Francesco,
Evangelii gaudium, n. 53; Regno-doc. 21,2013,651). A questo riguardo, è compito della famiglia,
sostenuta dalla società tutta, accogliere la vita nascente e prendersi cura
della sua fase ultima.
141. Riguardo al dramma dell’aborto, la Chiesa anzitutto afferma il
carattere sacro e inviolabile della vita umana e si impegna concretamente a
favore di essa. Grazie alle sue istituzioni, offre consulenza alle gestanti,
sostiene le ragazze-madri, assiste i bambini abbandonati, è vicina a coloro che
hanno sofferto l’aborto. A coloro che operano nelle strutture sanitarie si
rammenta l’obbligo morale dell’obiezione di coscienza.
Allo stesso modo, la Chiesa non solo sente
l’urgenza di affermare il diritto alla morte naturale, evitando l’accanimento
terapeutico e l’eutanasia, ma si prende anche cura degli anziani, protegge le
persone con disabilità, assiste i malati terminali, conforta i morenti.
La sfida dell’educazione
e il ruolo
della famiglia nell’evangelizzazione
142. (60)
Una delle sfide fondamentali di fronte a cui si trovano le famiglie oggi è
sicuramente quella educativa, resa più impegnativa e complessa dalla realtà
culturale attuale e della grande influenza dei media. Vanno tenute in debito
conto le esigenze e le attese di famiglie capaci di essere nella vita
quotidiana, luoghi di crescita, di concreta ed essenziale trasmissione delle
virtù che danno forma all’esistenza. Ciò indica che i genitori possano
scegliere liberalmente il tipo dell’educazione da dare ai figli secondo le loro
convinzioni.
143. Vi è unanime consenso nel ribadire che la prima scuola di
educazione è la famiglia e che la comunità cristiana si pone a sostegno e
integrazione di questo insostituibile ruolo formativo. Da più parti, si ritiene
necessario individuare spazi e momenti d’incontro per incoraggiare la formazione
dei genitori e la condivisione di esperienze tra famiglie. È importante che i
genitori siano coinvolti attivamente nei cammini di preparazione ai sacramenti
dell’iniziazione cristiana, in qualità di primi educatori e testimoni di fede
per i loro figli.
144. Nelle diverse culture, gli adulti della famiglia conservano una
insostituibile funzione educativa. Tuttavia, in molti contesti, stiamo
assistendo a un progressivo indebolimento del ruolo educativo dei genitori, a
motivo di un’invasiva presenza dei media all’interno della sfera familiare,
oltre che per la tendenza a delegare ad altri soggetti questo compito. Si
richiede che la Chiesa incoraggi e sostenga le famiglie nella loro opera di
partecipazione vigile e responsabile nei confronti dei programmi scolastici ed
educativi che interessano i loro figli.
145. (61)
La Chiesa svolge un ruolo prezioso di sostegno alle famiglie, partendo
dall’iniziazione cristiana, attraverso comunità accoglienti. A essa è chiesto,
oggi ancor più di ieri, nelle situazioni complesse come in quelle ordinarie, di
sostenere i genitori nel loro impegno educativo, accompagnando bambini, ragazzi
e giovani nella loro crescita attraverso cammini personalizzati capaci di
introdurre al senso pieno della vita e di suscitare scelte e responsabilità,
vissute alla luce del Vangelo. Maria, nella sua tenerezza, misericordia,
sensibilità materna può nutrire la fame di umanità e vita, per cui viene
invocata dalle famiglie e dal popolo cristiano. La pastorale e una devozione
mariana sono un punto di partenza opportuno per annunciare il Vangelo della
famiglia.
146. Appartiene alla famiglia
cristiana il dovere di trasmettere la fede ai figli, fondato sull’impegno
assunto nella celebrazione del matrimonio. Esso richiede di esser attuato lungo
la vita familiare con il sostegno della comunità cristiana. In modo
particolare, le circostanze della preparazione dei figli ai sacramenti
dell’iniziazione cristiana sono preziose occasioni di riscoperta della fede da
parte dei genitori, che tornano al fondamento della loro vocazione cristiana,
riconoscendo in Dio la sorgente del loro amore, che egli ha consacrato col
sacramento nuziale.
Il ruolo dei nonni nella trasmissione della
fede e delle pratiche religiose non deve essere dimenticato: sono degli
apostoli insostituibili nelle famiglie, con il saggio consiglio, la preghiera e
il buon esempio. La partecipazione alla liturgia domenicale, l’ascolto della
parola di Dio, la frequenza ai sacramenti e la carità vissuta faranno sì che i
genitori diano chiara e credibile testimonianza di Cristo ai propri figli.
Conclusione
147. Il presente Instrumentum laboris è frutto del cammino intersinodale scaturito
dalla creatività pastorale di papa Francesco, che, in coincidenza con il
cinquantesimo anniversario della chiusura del concilio Vaticano II e
dell’istituzione del Sinodo dei vescovi da parte del beato Paolo VI, ha
convocato a distanza di un anno due diverse assemblee sinodali sul medesimo tema. Se la III Assemblea generale straordinaria dell’autunno 2014 ha aiutato la
Chiesa intera a focalizzare «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto
dell’evangelizzazione», la XIV Assemblea generale ordinaria, in programma
nell’ottobre 2015, sarà chiamata a riflettere su: «La vocazione e la missione
della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo». Né si può dimenticare
che la celebrazione del prossimo Sinodo si situa nella luce del Giubileo
straordinario della misericordia indetto da papa Francesco che avrà inizio l’8
dicembre 2015.
Anche in questo caso il numero cospicuo di
apporti pervenuti alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi ha dimostrato
lo straordinario interesse e l’attiva partecipazione di tutte le componenti del
popolo di Dio. Nonostante la sintesi proposta non possa rendere conto pienamente
della ricchezza del materiale giunto da ogni continente, il testo è in grado di
offrire uno specchio attendibile della percezione e delle attese della Chiesa
intera sul tema cruciale della famiglia.
Affidiamo i lavori della prossima assemblea
sinodale alla santa Famiglia di Nazaret, che «ci impegna a riscoprire la
vocazione e la missione della famiglia» (Francesco,
Udienza generale, 17.12.2014).
Preghiera alla santa Famiglia
Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
Santa Famiglia di Nazaret,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.
Santa Famiglia di Nazaret,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazaret,
il prossimo Sinodo dei vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.
il prossimo Sinodo dei vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica.
Amen.
ascoltate, esaudite la nostra supplica.
Amen.
Nessun commento:
Posta un commento