IV Congregazione generale
Appello del santo padre per la pace in Medio Oriente e in Africa
Questa mattina, alle 9, con il canto dell’Ora terza, si è aperta nell’Aula del Sinodo in Vaticano la IV Congregazione generale della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Dopo l'appello del santo padre per riconciliazione e della pace in Medio Oriente e in Africa, i padri hanno ascoltato l'omelia tenuta da sua beatitudine Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei, Capo del Sinodo della Chiesa Caldea
Parole del Santo Padre
Cari Padri sinodali, cari fratelli e sorelle,
nel riprendere questa mattina i lavori della Congregazione generale vorrei invitarvi a dedicare la preghiera dell’Ora terza all’intenzione della riconciliazione e della pace in Medio Oriente. Siamo dolorosamente colpiti e seguiamo con profonda preoccupazione quanto sta avvenendo in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in Cisgiordania, dove assistiamo ad una escalation della violenza che coinvolge civili innocenti e continua ad alimentare una crisi umanitaria di enormi proporzioni.
La guerra porta distruzione e moltiplica le sofferenze delle popolazioni. Speranza e progresso vengono solo da scelte di pace. Uniamoci, dunque, in una intensa e fiduciosa preghiera al Signore, una preghiera che intende essere al tempo stesso espressione di vicinanza ai fratelli Patriarchi e Vescovi qui presenti, che provengono da quelle regioni, ai loro sacerdoti e fedeli, come pure a tutti coloro che la abitano.
Nello stesso tempo rivolgo, insieme al Sinodo, un accorato appello alla comunità internazionale, perché trovi il modo di aiutare efficacemente le parti interessate, ad allargare i propri orizzonti al di là degli interessi immediati e ad usare gli strumenti del diritto internazionale, della diplomazia, per risolvere i conflitti in corso.
Desidero infine che estendiamo la nostra preghiera anche a quelle zone del continente africano che stanno vivendo analoghe situazioni di conflitto. Per tutti interceda Maria, Regina della pace e amorosa Madre dei suoi figli.
Rom 1:16 “Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; Rom 1:17 poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il giusto per fede vivrà»”.
Questo testo è una vera sintesi del Vangelo e del cammino di un pastore. Paolo coltiva da lungo tempo il desiderio di visitare la comunità cristiana di Roma, essere presente in mezzo a loro per dare loro il Vangelo. E' una missione che coinvolge tutta la sua vita, tutto il suo cuore e pensiero, non può essere una carriera. Vivere la fede in comunione dà conforto “mediante la fede che abbiamo in comune”.
Paolo è un apostolo che si sente inviato da Dio. Per lui il Vangelo è un atto di culto, e quindi pregare, essere in comunione con Dio, amare, obbedire, e vivere e testimoniare la gioia dell’annuncio del vangelo nel quotidiano; perciò non si vergogna del Vangelo. Quindi non subordina il suo annuncio ad opportunità umane o rispetto ipocrita, ma ritiene il Vangelo un dono di portata incalcolabile che rivela la giustizia e la grazia di Dio. La fede è la condizione di base per essere giustificati e resi figli di Dio, poiché è la fede che dà senso alla vita: “Il giusto per fede vivrà”.
Nello stesso tempo rivolgo, insieme al Sinodo, un accorato appello alla comunità internazionale, perché trovi il modo di aiutare efficacemente le parti interessate, ad allargare i propri orizzonti al di là degli interessi immediati e ad usare gli strumenti del diritto internazionale, della diplomazia, per risolvere i conflitti in corso.
Desidero infine che estendiamo la nostra preghiera anche a quelle zone del continente africano che stanno vivendo analoghe situazioni di conflitto. Per tutti interceda Maria, Regina della pace e amorosa Madre dei suoi figli.
Omelia di S.B. Louis Raphaël I Sako
Rom 1:16 “Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; Rom 1:17 poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: «Il giusto per fede vivrà»”.
Questo testo è una vera sintesi del Vangelo e del cammino di un pastore. Paolo coltiva da lungo tempo il desiderio di visitare la comunità cristiana di Roma, essere presente in mezzo a loro per dare loro il Vangelo. E' una missione che coinvolge tutta la sua vita, tutto il suo cuore e pensiero, non può essere una carriera. Vivere la fede in comunione dà conforto “mediante la fede che abbiamo in comune”.
Paolo è un apostolo che si sente inviato da Dio. Per lui il Vangelo è un atto di culto, e quindi pregare, essere in comunione con Dio, amare, obbedire, e vivere e testimoniare la gioia dell’annuncio del vangelo nel quotidiano; perciò non si vergogna del Vangelo. Quindi non subordina il suo annuncio ad opportunità umane o rispetto ipocrita, ma ritiene il Vangelo un dono di portata incalcolabile che rivela la giustizia e la grazia di Dio. La fede è la condizione di base per essere giustificati e resi figli di Dio, poiché è la fede che dà senso alla vita: “Il giusto per fede vivrà”.
La fede non è un fatto statico, o una speculazione, ma è una visione interiore, un rapporto mistico profondo, vissuto nei dettagli della difficile vita quotidiana. La fede come l’amore è un impegno e deve crescere Giorno dopo giorno nel lungo cammino della vita: da fede a fede.
Come riconciliare amore e giustizia. Se l’amore non supera la giustizia il Vangelo si svuota.
Bisogna sentire l’esperienza degli cristiani iracheni che in una notte hanno lasciato tutto per rimanere fedeli alla loro fede.
Come riconciliare amore e giustizia. Se l’amore non supera la giustizia il Vangelo si svuota.
Bisogna sentire l’esperienza degli cristiani iracheni che in una notte hanno lasciato tutto per rimanere fedeli alla loro fede.
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